Francia
Francia, l'altro voto: dopo le presidenziali il groviglio delle legislative
Né Macron né Le Pen riuscirebbero ad avere maggioranza in Assemblea
Roma, 23 mar. (askanews) - L'esito estremamente incerto delle elezioni presidenziali in Francia - con un probabile ballottaggio tra l'esponente dell'estrema destra Marine Le Pen e il leader centrista Emmanuel Macron e l'assenza dei due partiti, quello socialista e quello neogollista, che hanno dominato la scena politica francese degli ultimi 40 anni - apre scenari inediti per "l'altro voto": le legislative che seguiranno a giugno, con la possibile assenza di una maggioranza nella futura Assemblea Nazionale.
Nelle precedenti legislature l'assemblea solitamente rispecchiava la stessa maggioranza presidenziale, a parte alcune eccezioni che hanno dato vita a periodi di cosiddetta coabitazione (sia con presidenti socialisti e premier neogollisti che al contrario). Il sistema elettorale maggioritario a due turni ha da sempre favorito i partiti principali, escludendo i partiti minori dal parlamento, a meno che non si alleassero con i maggiori. L'estrema destra del Front National, che ha sempre corso da sola e che, alle elezioni del 2012, era presente in 61 collegi elettorali nel secondo turno, è riuscita a far entrare solo due eletti nell'ultimo parlamento.
A tre mesi dal voto dell'11 e 18 giugno lo scenario "classico" è possibile solo nel caso di vittoria del leader dei Républicains François Fillon, poiché l'alleanza tra Republicains e l'Udi (la destra e i liberali) è stata siglata in oltre il 90% dei 577 collegi elettorali. Tanto da far dire a Fillon: "Se sarò eletto, avrò una maggioranza parlamentare, a differenza di (Emmanuel) Macron e della signora (Marine) Le Pen".
L'ipotesi, che sembra al momento la più probabile secondo i sondaggi, di un ballottaggio alle presidenziali fra Le Pen e Macron e la successiva vittoria di quest'ultimo, si troverebbe poi con una configurazione inedita nell'Assemblea: "In un sistema a quattro partiti - socialisti, repubblicani, centristi di En Marche e Front National - arrivare a una maggioranza sarà un rompicapo. Il rischio è di avere le istituzioni della V Repubblica con il funzionamento della IV Repubblica", temono alcuni.
Convinto che nessuno presidente potrà disporre di una maggioranza "solo con il suo partito, Macron difende già l'idea di "una coalizione di maggioranza per governare". Per questa ragione i candidati di En Marche! alle legislative saranno scelti solo dopo le presidenziali, per lasciare spazio ad eventuali partner. Macron ha promesso almeno "la metà di nuovi volti" per il parlamento, scelti tra gli oltre "13.000 curricula", l'altra metà scelti tra "sinistra, centro e destra."
A sinistra, il Ps, diviso tra sostenitori e detrattori di Benoît Hamon, sta cercando di siglare accordi tanto con i Verdi che con la sinistra radicale, e cerca di far pesare la sua storia anche in caso di sconfitta del candidato alla presidenza. "Alle legislative la notorietà locale conta molto. Molte persone mi dicono che daranno un voto 'utile' per Macron alle presidenziali, ma poi voteranno per me a giugno", spiega Michel Pouzol, deputato socialista dell'Essonne, fedele a Hamon.
La partecipazione sarà un altro fattore chiave del voto alle legislative, poiché serve almeno il 12,5% degli elettori registrati per andare al secondo turno. Qualunque sarà il suo colore, la composizione della nuova Assemblea sarà in ogni caso molto diversa: quasi 150 parlamentari hanno già annunciato che getteranno la spugna, di cui 84 socialisti e 45 Republicains.
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