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Ricerca, Renzi: più fondi e cattedre, piano per salvare scienza
Lettera a "Repubblica", in riposta ad appello ricecatori all'estero
Roma, 26 mar. (askanews) - "L'appello dei vincitori dei finanziamenti europei che oggi lavorano all'estero è qualcosa di più e di diverso da una sveglia o da un richiamo. È un'ipotesi di cammino condiviso. E il governo sta dimostrando che ci sta". Inizia così la lettera di Matteo Renzi pubblicata oggi da "la Repubblica", con cui il premier risponde ai ricercatori italiani vincitori dei bandi europei costretti ad emigrare all'estero.
"Nell'appello - evidenzia Renzi - vengono identificati con grande lucidità i problemi della scarsa attrattività del sistema universitario e della ricerca nel nostro Paese. Nelle scorse settimane, si è parlato molto del fatto che su 30 vincitori italiani di Consolidator Erc, soltanto 13 abbiano deciso di fare ricerca nel loro Paese. Non ci sono solo problemi, ovviamente. Basti pensare al fatto che sull'università abbiamo portato a 56 milioni le risorse per borse di studio nella Legge di stabilità. Abbiamo rivisto i criteri di accesso alle borse di studio. Abbiamo sbloccato gli stipendi per docenti universitari dopo anni. Abbiamo permesso nuove assunzioni negli atenei e fatto finalmente le nuove classi di concorso".
"Ma quando ci sono i problemi non vanno aggirati, piuttosto affrontati direttamente. Per questo - rimarca il presidente del Consiglio - sulla ricerca non basta spendere di più, dobbiamo spendere meglio. I dati Eurostat che vengono citati per sottolineare il divario con Germania e Francia nella spesa in ricerca tra il 2003 e il 2013 includono sia il settore privato sia il settore pubblico. Se guardiamo, invece, alla sola università, l'Italia ha speso da un minimo dello 0,32% del Pil a un massimo dello 0,37%, la Germania dallo 0,39% allo 0,51%, la Francia dallo 0,38% allo 0,47%. Un gap significativo, ma relativamente più contenuto rispetto alla spesa totale. Un divario che in ogni caso il governo è determinato a colmare, partendo proprio dal nuovo Programma nazionale per la ricerca (Pnr) 2015-2020, su cui abbiamo mobilitato circa 500 milioni di risorse aggiuntive, portando le risorse totali a 2 miliardi e 429 milioni soltanto nel primo triennio".
"La vostra analisi, tuttavia, è così condivisa che il nostro governo ha già messo nero su bianco nel nuovo Pnr quasi tutte le proposte che avanzate e altre ancora. Avremo modo di parlarne più approfonditamente in un incontro con tutti i vincitori Erc che insieme al ministro Stefania Giannini vogliamo fare al Cnr. Intanto, però, permettetemi di fare qualche esempio", a cominciare dal "programma per l'attrazione di vincitori Erc", per il quale "abbiamo impegnato 246 milioni in un triennio. Con l'idea di attrarre i vincitori di Erc con fondi aggiuntivi individuali che possono arrivare fino a 600mila euro per progetto. E con una serie di agevolazioni economiche e di snellimenti burocratici per le università. Ci saranno poi risorse ad hoc - sottolinea ancora Renzi nella lettera pubblicata oggi da "la Repubblica" - per potenziare la capacità di fare ricerca di chi ha superato la prima fase di valutazione Erc senza ricevere fondi".
"L'attenzione all'eccellenza e al merito che i ricercatori richiamano nel loro appello, quella richiesta di valorizzare il merito e di creare un ambiente competitivo e stimolante per la ricerca, è la nostra", rimarca il premier. E "lavoriamo insieme perché i nostri scienziati e studiosi continuino a dare il meglio di sé a casa nostra e in giro per il mondo e perché i nostri centri di ricerca, laboratori e università possano tornare ad essere un magnete per le intelligenze e per il futuro di ognuno di noi", conclude Renzi.
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