SERIE A
«Varese ha le idee chiare»
L’ex Vitucci “gioca” a tutto campo: «Biancorossi appena dietro gli squadroni da playoff ma sono solidi»
Frank Vitucci fa le carte al campionato 2017-18.
Il tecnico veneziano che firmò l’ultimo playoff disputato da Varese con la Cimberio degli “Indimenticabili” 2012-13 vede una serie A equilibrata dietro la favorita Milano e una aspra competizione per gli otto posti playoff in un campionato spezzato in tre tronconi.
«Milano è molto forte anche quest’anno, ma al refrain “il campionato lo può perdere solo l’EA7” non crede più nessuno dopo quello che è successo tre anni fa con Sassari e lo scorso con Venezia.
Logico che più di qualche squadra possa mettersi in testa che è possibile farcela anche contro un’avversaria che ha un roster infinito come l’Olimpia: partiranno da favoriti ma anche altre squadre ambiziose come Venezia, Avellino e Sassari ci possono credere».
Dietro le big si è però allargato notevolmente il ventaglio delle pretendenti ai playoff: sulla carta sono dieci per otto posti…
«Se fino all’anno scorso Milano era favorita e oltre alle tre sopracitate anche Reggio Emilia partiva per puntare ai primi quattro posti, adesso c’è una fascia A per lo scudetto e una B per i playoff che comprende tante realtà emergenti. Penso alla stessa Trento finalista della stagione passata ma anche a Torino, Bologna e Brescia che hanno investito risorse importanti. In particolare la Virtus è una neopromossa per modo di dire visti gli arrivi di italiani e stranieri di qualità ed esperienza; di certo il gruppo che corre per scudetto e playoff si è ampliato. Poi però ogni anno ci sono sorprese, basti pensare a Capo d’Orlando e Pistoia della stagione passata; ma è la normalità in un campionato dove il turnover massiccio di giocatori livella i valori».
La sua Varese fu l’ultima ad azzeccare la famosa “chimica” producendo l’annata più bella del terzo millennio: qual è il segreto delle scelte estive?
«Ci vuole preparazione e capacità di assumere il maggior numero possibile di informazioni tecniche e umane. E poi bisogna condividere il tutto: quando c’è il momento della stretta finale, due o tre cervelli possono lavorare meglio aprendo il panorama con ottiche diverse. Infine ci vuole del sano “fondoschiena”: di Dunston mi innamorai la prima volta che lo vidi a Orlando in una partita in cui aveva fatto ben poco, ma mi piaceva molto quel tipo di giocatore e insistetti per chiudere».
Quest’anno ha lavorato con i San Antonio Spurs a Las Vegas, ma dalle Summer Leagues sono arrivati pochissimi stranieri: è un segno di cambiamento del mercato?
«La novità del two-way contract col quale la squadra NBA può girare un giocatore in G-League continuando a pagarlo è stata pesante per le italiane: gli americani giovani possono restare aggrappati al treno NBA guadagnando belle cifre (fino a 340mila dollari, ndr), chi glielo fa fare di venire in Europa? Dovremo essere bravi ad ingegnarci con altre vie perché anche offrendo cifre più elevate i prospetti futuribili stanno Oltreoceano».
Dunque ha avuto ragione Varese a seguire sin dall’avvio la rotta degli americani esperti d’Europa…
«Una scelta lucida, a metà strada tra la ricerca di affidabilità per giocatori che conoscono già il basket che si gioca da questa parte dell’Atlantico, e la giusta dose di scommessa puntando su elementi emergenti. Come vedo Varese? Sulla carta partirà nel troncone dietro la zona playoff: un gruppo abbastanza largo nel quale c’è ampio margine per disputare un buon campionato. Si riparte con lo stesso allenatore e idee chiare da parte di tutto l’ambiente su dove si vuole arrivare».
Che programmi ha Frank Vitucci per il 2017-18?
«A settembre terrò un clinic in Cina organizzato dall’Eurolega; mi spiace molto non iniziare la stagione, a Torino sarei rimasto volentieri per continuare il progetto che avevamo iniziato ma questa attività è diventata schizofrenica nel voler cambiare anche quando non c’è necessità, e bisogna sapersi adattare. Dovrò attendere l’occasione giusta per tornare in corsa: aspettare non è bello, ma la nostra professione funziona così…».
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