LA CERIMONIA
«È stato facile volerle bene»
Duomo gremito: in seimila per l’addio al Cardinal Tettamanzi
«è stato facile voler bene al Cardinale Dionigi. È stato il suo temperamento, il suo modo di fare, la sua saggezza, il suo sorriso, la sua prossimità alla gente comune, la sua capacità di stare con le autorità, c’era qualcosa in lui che ha reso facile volergli bene. Credo che ci venga ancora un’ultima raccomandazione da lui: cercate di fare in modo che sia facile volervi bene».
L’arcivescovo eletto monsignor Mario Delpini ha affidato al cuore, la mattina di oggi, martedì 8 agosto, l’ultimo saluto all’arcivescovo emerito Dionigi Tettamanzi prima della sepoltura in Duomo, accanto al beato Ildefonso Schuster. In una cattedrale gremita da cinquemila fedeli e mille sacerdoti (ai quali è stato difficile trovare posto tra parenti e autorità, oltre il settore abitualmente assegnato), la Chiesa ambrosiana si è stretta al suo pastore, che l’ha guidata dal 2002 al 2011 e non ha mai smesso di accompagnarla con il suo supporto ai successori.
«Moltissimi tra noi - ha detto l’amministratore apostolico cardinale Angelo Scola - hanno nel cuore fatti e momenti in cui han potuto godere dell’intensa umanità del cardinale Dionigi. Ad essi ritorneremo quasi a preziose reliquie. Di essi parleremo agli adolescenti, ai giovani, a figli e nipoti per aiutarli a crescere. Colpiva in lui il permanente sorriso, espressione di una umanità contagiosa, riverbero della tenerezza di Gesù e di Maria Santissima verso tutti coloro che incontrava e con eccezionale pazienza salutava ad uno ad uno».
Nove i cardinali presenti, tra cui Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e Angelo Bagnasco, che guida la Chiesa di Genova dove Tettamanzi fu arcivescovo; trentuno i vescovi. Molti i rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni. Fra le autorità il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo, il ministro Maurizio Martina, il senatore Mario Monti.
«Il rapporto del cardinale Dionigi con la società civile ebbe un peso notevole. Si manifestò non solo attraverso un’apertura al confronto sociale a cui va aggiunto quello ecumenico e interreligioso, ma anche attraverso un’attenzione ai problemi della famiglia, delle famiglie ferite, della vita, del lavoro e dell’emarginazione nelle sue tante e dolorose forme - ha ricordato nell’omelia Scola -. Il Cardinale era guidato da un profondo senso di giustizia che si esprimeva nella promozione e nella difesa dei diritti di tutti e di ciascuno vissuti nel loro legame profondo con i doveri e garantiti da buone leggi. Seppe denunciare senza timidezze, ma sempre in modo costruttivo, i mali delle nostre terre. Egli ha voluto essere un testimone fedele di Cristo teso a non perdere nessuno di quanti la Chiesa gli aveva affidato».
Scola ha invitato a lasciarsi interrogare sulla propria vita e sulla «disponibilità a offrire tutta la nostra vita come il Cardinale ci ha insegnato fino alla fine, soprattutto negli ultimi mesi della sua malattia».
Al momento della sepoltura in Duomo, rigorosamente privato, hanno presenziato il cardinale Scola (che ha guidato la preghiera), monsignor Delpini, i fratelli Antonio e Gianna, nipoti e pronipoti, accanto ai più stretti collaboratori di Tettamanzi.
Ampio servizio sulla Prealpina di mercoledì 9 agosto.
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