Festa Cinema Roma
"7 minuti", Placido porta alla Festa di Roma diritti e lavoro
11 donne in fabbrica, con Ambra, Mannoia, Piccolo, Capotondi
Roma, 21 ott. (askanews) - Undici donne, tra operaie ed impiegate, di nazionalita' diverse, chiamate al tavolo di una trattativa di lavoro. Sono loro le protagoniste di "7 minuti", il film di Michele Placido, applaudito alla Festa del Cinema di Roma, con un cast di undici grandi attrici, fra cui Ambra Angiolini, Ottavia Piccolo, Fiorella Mannoia, Cristiana Capotondi, Maria Nazionale, Violante Placido.
"7 minuti", scritto da Placido con Stefano Massini, si ispira ad una storia vera avvenuta in Francia. Nel film queste lavoratrici, madri, figlie, con storie diversissime e di diverse generazioni, di fronte alla prospettiva di perdere il lavoro sembra non abbiano altra scelta che accettare di perdere dei diritti acquisiti.
All'origine del film c'è l'omonimo libro di Massini, che ne aveva tratto anche un testo teatrale portato in scena per due anni da Ottavia Piccolo, che ha affermato: "Raccontare questa storia era necessario, e tutte abbiamo portato in questo film più di quello che portiamo di solito". Per Mannoia "oggi la questione della perdita dei diritti è centrale: siamo di fronte a una nuova forma di schiavitù, siamo disposti a tutto per lavorare, e se continueremo così non sappiamo dove finiremo", mentre Capotondi ha sottolineato: "Il lavoro dovrebbe darti dignità, mentre oggi te la toglie".
Placido ha confessato: "In Italia è difficile fare un film sul lavoro, poi con 11 donne... Ma riguarda la storia di oggi, e non mi sono arreso".
Girato in una vera fabbrica dove il personale è stato decimato dalla crisi, in una zona dove rimangono solo gli scheletri delle vecchie aziende, il film è costruito tutto sulla tensione e le contrapposizioni tra le lavoratrici, che rappresentano visioni e istanze diverse. Il regista, però, più che a Ken Loach o ai fratelli Dardenne, che da sempre si occupano di tematiche del lavoro, si è ispirato a Sidney Lumet: "Veniva dal teatro anche lui, io qui ho usato le attrici come paesaggio e panorama, con 3-4 camere che non stavano solo su chi parlava, ma anche su chi ascoltava. - ha detto - E mi piaceva l'idea del thriller psicologico che ti tiene con il fiato sospeso fino all'ultimo fotogramma".
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