IL CASO
Accam: «Niente prese in giro»
Il comitato ambientalista chiede di confermare la chiusura dell’inceneritore nel 2021
«Bene, ma che non diventi la scusa buona per rinnegare le decisioni prese». Da tempo Adriano Landoni ha fatto il callo ad evoluzioni e retromarce, a stenti e stratagemmi nell’annosa questione legata alle emissioni dell’inceneritore Accam di Borsano. Alla notizia del provvisorio spegnimento delle linee, dettato dalla Regione per rientrare nei parametri che il vecchio impianto non riusciva a rispettare, il portavoce del comitato ambientalista che si va spendendo a favore di uno spegnimento definitivo dei camini, mette le mani avanti: «Qualsiasi modifica orientata a migliorare l’impianto e ad attutire l’impatto sull’ambiente e sulla nostra salute è la benvenuta, ma abbiamo il sospetto che qualcuno la possa presto prendere a pretesto per sovvertire i piani che prevedono la chiusura al 2021 e poter continuare a bruciare, sulla base di una spesa per l’adeguamento tra i 3 e i 4 milioni di euro. Il fatto è che si tratta comunque di un miglioramento minimo, non certo determinante al punto da parlare di un impianto svecchiato all’improvviso».
A detta della presidente di Accam Laura Bordonaro, il progetto di adeguamento prevede principalmente di ridurre l’ossido di azoto, in sigla Nox, da 120 a 80 milligrammi al metro cubo, e secondariamente di ridurre l’acqua usata per abbattere le emissione, ma a Landoni come al resto del comitato la cosa non basta: «Premesso che abbiamo fiducia in questa dirigenza, non dimentichiamo che già la media delle emissioni di Nox viaggia da tempo attorno ai 90 milligrammi al metro cubo e stiamo parlando di un solo parametro su sei. Abbiamo anche letto dell’ammoniaca, che però è già molto al di sotto della soglia a quanto risulta dai dati registrati lo scorso ottobre, prima della chiusura dei forni. Dal nostro punto di vista, ha poca importanza che tutti questi parametri rientrino rispetto ai dettami regionali, perché comunque stiamo parlando di sostanze inquinanti. Con tutto il rispetto, non possiamo credere che basterà passare i filtri da semi secco a secco per fare la differenza». I numeri parlerebbero chiaro: «Per adeguamenti seri e incisivi la cifra totale degli interventi è risaputo ammontare a 43 milioni ed è questo il motivo per cui è stato deciso a maggioranza tra i soci che l’unica soluzione sia di mirare a un nuovo sistema di smaltimento dei rifiuti, che sia meno impattante verso l’ambiente e la salute pubblica. Perciò confidiamo che il tavolo tecnico possa indicare le migliori tecniche di trattamento a freddo già entro marzo. Lo abbiamo sempre detto e lo ripetiamo. Non siamo contro Accam, che consideriamo una risorsa, ma perché tale consorzio riscopra la sua vocazione pionieristica e si ponga all’avanguardia nello smaltimento dei rifiuti».
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