IL PERSONAGGIO
«Accolto come un fratello»
Lando Buzzanca diverte e commuove i Giardini Estensi a Gustando il Cinema. Premiato alla carriera assegnato dalla Prealpina
«Per la sua capacità di rappresentare, al cinema come a teatro e in televisione, vizi e virtù dell’italiano e, più in generale, dell’uomo, cogliendo in pieno il senso della vita, punto di incontro tra commedia e dramma».
Questa la motivazione del Premio carriera assegnato dalla Prealpina a Lando Buzzanca. Grazie a lui, Gustando il Cinema, rassegna organizzata dall’associazione culturale 3Elle di Sarah Maestri, ha preso il via col botto. Intervistato sul palco dei Giardini Estensi dal “nostro” Diego Pisati, l’attore ha ricordato i suoi trascorsi varesini legati alle riprese di “Homo Eroticus”, film girato nel 1971 da Marco Vicario nella Città Giardino. Davanti a un pubblico numeroso, composto anche da varesini che seguirono da vicino le riprese o ebbero direttamente a che fare con lui (da Angela Zamberlettia Alfio Radicioni, a don Adriano Sandri, chiamato sul palco perché appare nella scena del Volo a Vela), Buzzanca - arrivato a Varese nel pomeriggio, sabato a mezzogiorno il ritorno a Roma; all’aereo ha preferito il treno - ha sottolineato come quella pellicola, insieme a “Il merlo maschio”, lo abbia fatto conoscere a livello internazionale. Regalandogli una popolarità tale da ispirare persino tre fumetti e indurre taluni a credere che l’attore avesse gli stessi attributi del suo personaggio, quel Michele Cannaritta, versione aggiornata di Bartolomeo Colleoni.
Buzzanca ha spiegato il rapporto che lo lega al cinema, come alla tv e al teatro, dove debuttò in “Sacco e Vanzetti”. Identificato da molti per il ruolo di “Vichingo venuto dal Sud” o di “Uccello migratore”, giusto per citare due dei suoi tanti film di successo, ha precisato come la sua carriera non possa essere confinata solo ai film degli anni Settanta. Maschera di straordinaria espressività. al contempo popolare e nobile, il Lando ha confermato sul palco quella simpatia che tutti i “testimoni” del set di 45 anni fa gli avevano riconosciuto. «Mi avete accolto come un fratello», ha detto, visibilmente commosso, ricordando come di Varese l’avessero affascinato i Caffè («in particolare il Pini, mi hanno detto che non c’è più») e Piero Chiara, «brillante, di una cultura che io non avevo». All’incontro è seguita la proiezione del film che vantava nel cast tante bellezze femminili (Rossana Podestà e Sylva Koscina su tutte) e Chiara nel ruolo del pretore; manna per Sarah Maestri che due anni fa ha portato “Il pretore di Cuvio” dello scrittore luinese sul grande schermo.
Prima del “Buzzanco” - personaggio creato per “Signore e signora”, trionfale varietà tv con Delia Scala - spazio a un altro amico eccellente, purtroppo scomparso, della nostra terra: Dino Risi. Del padre - con Mario Monicelli - della commedia all’italiana è stato proposto il documentario, della durata di 10 minuti, “La provincia dei sette laghi”. Immagini, quelle di Vicario e di Risi, di una Varese di altri tempi, di grande fascino. Operazione nostalgia? Forse, più semplicemente una città che sa sfogliare il suo album e ha capito - come accaduto con “Il capitale umano” di Paolo Virzì - quanto sia importante il cinema. La presenza del sindaco Davide Galimberti che ha tagliato il nastro di Gustando il Cinema - manifestazione conclusiva delle celebrazioni per i 200 anni di Città Varese - è un buon segnale. E pensare che, quando Buzzanca («Maestro», come lo ha chiamato) girava “Homo Eroticuts”, lui non era ancora nato.
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