IL CASO
Acqua ancora inquinata. È mistero
Nuovo caso dopo tre mesi. Il sindaco: «Bollitela prima dell’uso». Vertice coi tecnici
Il problema si rinnova ogni sei mesi, anzi nell’ultimo anno anche più di frequente (il precedente è di inizio estate). Acqua da bollire «prima del consumo umano», che sostanzialmente è l’impiego per cucinare e lavare.
Il sindaco Massimo Mastromarino ha firmato l’ordinanza a seguito della nota, pervenutagli dal laboratorio analisi di Angera, nella quale si evidenziano valori non conformi nei campioni prelevati bei due bacini idrici e relativi alle zone di Piacco e Lavena.
In questi casi la normativa è chiara: obbligo di bollitura.
«Una misura precauzionale» precisa il primo cittadino di Lavena Ponte Tresa che, da buon amministratore, ha subito parole di comprensione per i disagi che deve patire la cittadinanza.
«Mi spiace, capisco le lamentele, ma quando si parla di salute pubblica occorre essere rigorosi».
Non è, come detto, un fulmine a ciel sereno: analogo provvedimento era stato preso a giugno e l’invito-obbligo di portare l’acqua a 100 gradi di bollitura prima di farne usi alimentati e igienici, era durato quasi un mese. Del resto, le indagini batteriologiche - effettuate da laboratori specializzati ai quali si affidano appunto i Comuni - sono ormai sistematiche, con cadenza mensile. Questo lo scenario.
Ora, dunque, il ritorno del problema dell’acqua non “cristallina”. E la domanda: quanto durerà l’ordinanza? Si possono già fare previsioni?
Al momento no. Ma «nei prossimi giorni - così il sindaco - avremo un incontro con i tecnici per approfondire bene la questione».
Sì perché sia la diagnosi, sia la cura, non sono semplici da individuare.
«Il problema è a monte, nelle due sorgenti - spiega Mastromarino - che contribuiscono, seppure in modo minoritario, al fabbisogno idrico, ma che a conti fatti interessano l’intero territorio».
Quale delle due sorgenti è quella incriminata? Questo dovrà essere accertato, non lo si può capire né presumere dai prelievi analizzati. Resta insomma un mistero. Almeno per ora. E le contromisure?
Anche qui, ne vanno ricercate di nuove, più specifiche, magari topiche, perché la clorazione (immissione di cloro), sempre effettuata, non risulta adesso efficace. E non è aumentando il dosaggio che si risolve il problema.
«Questione di equilibrio» osserva il sindaco: se venisse potenziato in eccesso, dai rubinetti sgorgherebbe un’acqua... da piscina.
La rete idrica c’entra? Forse. O forse no.
Le tubature, in alcune zone, sono nuove; dove invece risultano di vecchia data, il problema è semmai quello delle grosse perdite, non della qualità dell’acqua che resta dentro e arriva nelle case. Ma sono tutte deduzioni che aspettano di essere valutate con attenzione dai tecnici addetti alla manutenzione della rete. Va ribadito con qualche dettaglio in più che il “giallo” dell’acqua tiene banco da tempo, dalla precedente amministrazione che si trovò anch’essa a firmare ordinanza di bollitura: era successo tre anni fa, proprio in questa stagione.
Volendo forzare qualche ragionamento, si potrebbe anche pensare che incida il fatto di “pescare” da sorgenti (a monte) proprie, dove ci sono fattori inquinanti (tra cui la presenza di animali selvatici che sporcano e muovono terreno) non facilmente controllabili.
Il sindaco è comunque prudente: «La causa dei valori non conformi è ancora da stabilire con certezza».
Il disagio e della bollitura di sicurezza non viene comunque sottovalutato.
«Pensavamo di aver trovato la soluzione, non è così, torniamo ad esaminare in modo scrupoloso la questione».
Per arrivare a un rimedio definitivo e poter dire: il problema? Acqua passata.
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