LA GAZZA LADRA
Acrobazie varesine alla Scala
C’è un’artista varesina in scena alla Scala di Milano, nella «Gazza ladra» di Gioachino Rossini che ha debuttato il 12 aprile sotto la direzione di Riccardo Chailly e la regia di Gabriele Salvatores.
Si chiama Francesca Alberti, ha 35 anni ed è un’acrobata del nouveau cirque, il circo contemporaneo, specializzata in arti aeree.
Francesca è stata scelta dallo stesso Salvatores per interpretare la gazza del titolo, il nero volatile che nell’opera, ha spiegato il regista, «rappresenta il fato, il destino, il caos, l’elemento che non ci rende padroni totali delle nostre vite». Diceva lo scrittore Meir Shalev: gli uomini fanno i loro progetti e dall’alto gli dei sorridono della loro ingenuità...
Ecco quindi che la gazza è la vera artefice dello spettacolo: cambia le luci e le scenografie, muove i personaggi... Soprattutto vola, si libra nell’aria grazie alla maestria di Francesca, che sale e scende dalla sua corda, ci si arrotola, sta a testa in giù, osserva gli umani gioire e disperarsi. E infine, a dispetto degli oscuri presagi iniziali, determina il lieto fine del melodramma.
A due giorni dal debutto, e subito dopo la prova generale, Francesca Alberti ci ha raccontato qualcosa di più (l’intervista è apparsa su «Lombardia Oggi» del 14 aprile).
Come è andata l’ultima prova?
«Bene, alla fine eravamo tutti molto contenti, c’era un bel clima e tutto ha funzionato nella maniera giusta. Lo spettacolo è complesso, con tanti meccanismi, i miei di volo e anche le macchine sceniche. Quando ci sono condizioni positive, quando sul palco s’incastra tutto alla perfezione, allora si può entrare in scena concentrati e lavorare serenamente».
«La gazza ladra» dura tre ore e quaranta minuti, lei è sempre in scena?
«Sì, ho pochissime pause perché la gazza è sempre presente, ha un ruolo importante in mezzo agli umani, anche se lei lo ignora essendo semplicemente un animale guidato dall’istinto. Mi si può vedere muovere a terra, o appollaiata dentro il campanile dove ho il nido, oppure appesa alla corda intenta a fare acrobazie».
Come è vestita?
«Il costume di Gian Maurizio Fercioni è bellissimo, è composto da una tutina bianca con un gilet e una giacca di piume verdi bluastre con le ali che si aprono».
Per lei si avvia un’esperienza importante, ma come è iniziata questa avventura?
«Negli ultimi tempi c’è molta attenzione per il circo contemporaneo, che ha poco a che fare con quello classico che si tramanda di famiglia in famiglia. Il nouveau cirque, come anche è chiamato, è più vicino al teatro e alla danza, mescola diverse arti. Secondo Salvatores la gazza non poteva che essere femmina e dunque si è messo in cerca un’acrobata. All’inizio, nei suoi progetti, l’animale doveva apparire solo nell’ouverture, nel prologo, la famosa sinfonia che è stata usata anche in Arancia meccanica. Voleva che il suo intervento fosse limitato. Poi però ha capito che la gazza è la protagonista, il deus ex machina dello spettacolo, e quindi ha deciso che avrebbe dovuto stare sempre in scena».
E come è arrivato a lei?
«La direzione artistica della Scala ha contattato la Piccola Scuola di Circo di Milano, dove insegno, chiedendo di un’artista di circo specializzata in corda liscia. Così abbiamo inviato il mio curriculum con tanto di video. Alla fine eravamo in due ragazze».
E Salvatores ha scelto lei.
«Sì, dopo un’attenta analisi del materiale. Tanto che non c’è stato un vero provino, abbiamo soprattutto parlato. Penso che l’abbiano convinto il mio aspetto e, naturalmente, le chiacchiere».
Che tipo è Salvatores, che tra l’altro è un premio Oscar?
«Alla mano, simpatico, molto tranquillo. Un professionista che sa dire le cose in maniera gentile, fiducioso, rispettoso dell’impegno che tutti ci stiamo mettendo».
Ma cosa pensa dell’idea di trasformare la gazza in donna? C’è stato un precedente?
«Sì, in anni recenti si è vista una cosa simile, ma non alla Scala, a firma di un regista che si chiama Damiano Michieletto. L’idea secondo me è bella perché la gazza rappresenta l’incontrollabilità della vita, l’imprevisto che squaderna i programmi. Noi non possiamo controllare tutto, accadono eventi e ciò che possiamo fare è sforzarci di accettarli. La gazza che interpreto ha una parte animale forte, lei non si preoccupa davvero di ciò che succede, forse non lo capisce sino in fondo, è attratta dal luccichio degli oggetti preziosi, si diverte, gioca, il suo essere anche un po’ dispettosa ha un aspetto incosciente».
Quindi è anche comica...
«Sì, è molto buffa, ma pure compassionevole verso gli uomini. C’è una scena in cui il papà di Ninetta è posto di fronte a una scelta e la gazza è lì con lui, soffre insieme a lui, anche se poi, due minuti dopo, ha già dimenticato tutto perché è solo un volatile, agisce d’istinto».
Lei è appassionata di lirica?
«No, però devo dire che sto scoprendo un mondo che mi piace molto. Ascoltare i cantanti, la potenza che c’è nelle loro voci è un’esperienza intensa, indescrivibile. E poi sto imparando molte cose, per esempio che cosa è una cavatina, cioè l’aria con cui ciascun personaggio si presenta in scena per la prima volta, il primo spazio musicale di un personaggio in un’opera».
Quando si apre il sipario lei dov’è?
«All’inizio si apre a metà a formare un piccolo teatro in cui ci sono le marionette di Carlo Colla. Io sono appollaiata dietro, non mi si vede subito, e aspetto il momento di entrare in scena calandomi dall’alto. Quel momento è davvero magico per me».
Pensa che questa esperienza possa dare una svolta alla sua carriera?
«Penso e spero di sì, mi piacerebbe continuare a lavorare in teatro, in particolare in una compagnia di circo contemporaneo. La Scala è stata proprio una sorpresa bella e inaspettata, si tratta di uno dei più grandi teatri al mondo. Però oggi mi rendo conto che è la conseguenza di scelte coraggiose compiute un anno fa, quando ho deciso di voler fare l’artista aerea, esibirmi, insegnare».
Non insegna solo alla Piccola Scuola di Circo di Milano, giusto?
«No, anche allo Spazio Kabum di Varese, una scuola di arti circensi che, per me, è un sogno avverato».
In che senso?
«Perché finalmente noi che facciamo acrobatica, giocoleria, equilibrismo, parkour e tanto altro abbiamo trovato in via Guicciardini uno spazio in cui allenarci e anche insegnare ai bambini, tenere corsi di formazione. È un luogo di cui sentivamo l’esigenza da tempo, quando ancora facevamo parte dell’associazione Griot. A me non è mai bastato andare a lezione, ho sempre avuto questa necessità di appendermi, anche se detto così fa ridere, e per lungo tempo l’ho fatto nell’officina di un mio amico, un’officina che ha un soffitto altissimo, dunque ottimo per le acrobazie».
Fra l’altro stare a testa in giù pare faccia bene...
«Sì, è vero. Fa bene anche perché tonifica tutti i gruppi muscolari. Ma è un mestiere duro perché la pelle sfrega sul tessuto, sulla corda, si formano di continuo lividi e bruciature. Dietro il circo c’è molta fatica, ma tutta ricompensata dalla magia e dall’incanto che proviamo. E soprattutto che suscitiamo negli altri».
«La gazza ladra» replica al Teatro alla Scala di Milano sabato 22, mercoledì 26 e sabato 29 aprile, quindi martedì 2 e venerdì 5 maggio, sempre alle ore 20, per finire con la rappresentazione pomeridiana di domenica 7 maggio alle ore 15 per ScalAperta. I biglietti costano da 230 a 14 euro (da 115 a 7 euro per ScalAperta), info 02.72003744 e www.teatroallascala.org. Su Rai Play è possibile ritrovare la diretta televisiva andata in onda su Rai 5 il 18 aprile. È in lavorazione il Dvd dell’opera.
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