IN AULA
Aggredite da un cane: un altro rinvio
La mamma ferita: «Voglio giustizia dopo quattro anni»
Un difetto di notifica all’imputata e un nuovo, inevitabile rinvio del processo da parte del giudice di pace al prossimo 11 gennaio. È un iter giudiziario davvero difficile quello legato a un fatto drammatico avvenuto esattamente quattro anni fa, quando a Comerio un cane corso azzannò una mamma e la figlioletta di tre anni, provocando a entrambe ferite gravissime, senza che la proprietaria dell’animale riuscisse a bloccarlo. In precedenza il procedimento giudiziario a carico della donna era partito nel modo sbagliato, dato che la Procura di Varese le aveva contestato un reato depenalizzato, ovvero quello di malgoverno di animali, per poi correggere se stessa e passare a un’accusa di lesioni colpose, sulla base della quale si procede ora. Solo che il processo davanti al giudice di pace fatica anch’esso a entrare nel vivo: dopo una prima falsa partenza lo scorso 21 giugno, eccone un’altra in questi giorni, come detto per un difetto di notifica alla padrona del cane (che dal giorno dell’aggressione è ospite del canile di Cittiglio), e un nuovo rinvio all’inizio del 2018.
Per questo la mamma vittima della furia dell’animale, E.B., rappresentata dall’avvocato Marco Natola, torna a chiedere giustizia con una lettera accorata in cui ricorda l’accaduto e descrive la situazione attuale sua e dei suoi figli: «Sono passati quattro anni e qualche giorno dall’istante in cui mia figlia ed io fummo sbranate da un grosso cane su un prato a una manciata di metri dalla porta di casa a Comerio. La mia bambina aveva poco più di tre anni e gli altri due figli poco più di cinque. Dicono che i traumi in tenera età segnino una vita intera, ma sto facendo quello che posso per garantire loro tutta l’assistenza psicologica che meritano». «Stamattina - continua la lettera - ho assistito all’ennesimo slittamento di un udienza presso il giudice di pace. Quattro anni nel singhiozzante iter legale in cui ancora credo, quattro anni nel tritacarne delle assicurazioni che ti trattano come un numero e che mettono in saldo la mia vita e quella di mia figlia. Io, mia figlia e i fratellini che hanno assistito a quel massacro meritiamo di avere una risposta dignitosa in questa Italia che si barcamena tra mille casi di cronaca impunita. Il cane corso che ci ha sbranate viene quotidianamente riabilitato presso il Distretto Veterinario di Cittiglio. Perché io e i miei figli non possiamo avere la tutela che ci spetta?».
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