SALA FONTANA
Agostino Ferrari tra spazio e segno
L’artista Agostino Ferrari (1938) tiene la sua prima personale nel 1961 alla nota galleria Pater di Milano. Al tempo, fa parte di quella schiera di pittori nel solco nuovo dell’informale che non hanno rinunciato del tutto all’influenza naturalistica. In tale occasione incontra il fondatore dello Spazialismo, Lucio Fontana, che frequenterà nel suo studio milanese dopo un’esperienza americana negli anni ‘64 e ‘65. Si tratta di una frequentazione importante che lo porta a riflettere sul suo fare artistico, senza tuttavia legarsi pienamente allo Spazialismo.
L’autonomo percorso di Agostino Ferrari - con parole dello stesso Fontana, un artista «teso verso una ricerca di carattere fondamentalmente plastico» - è ora proposto nella mostra «Agostino Ferrari: spazio e segno» a cura dello stesso creativo e di Massimo Cassani, mentre è di Martina Corgnati l’introduzione al catalogo.
Si tratta di una selezione di venticinque opere che vanno dai primi «Racconti» del 1963 al «Teatro del segno» del 1967 (un richiamo al grande Luci Fontana), dal «Segno ravvicinato» a «Maternità» sino ad arrivare ai più recenti «Interno/esterno», «4D» e «ProSegni» (nella foto).
Spazio e segno, declinati secondo molteplici modalità, sono gli elementi nodali della sua ricerca, che ha avuto modo di confrontarsi con le esperienze dei componenti il Gruppo del Cenobio, compagine milanese dalla vita breve, operativa tra il 1962 e il 1963, in cui figurano Arturo Vermi, Angelo Verga, Ettore Sordini, Ugo La Pietra e Alberto Lùcia. Fu questo un primo momento di svolta importante nelle investigazioni di Ferrari che avranno nel «segno» il filo conduttore di tutta la sua opera.
«Agostino Ferrari: spazio e segno» - Comabbio, Sala Fontana, via Garibaldi 560, sino al 4 giugno sabato e domenica 10-12.30 e 16-18.30, ingresso libero, 0331.968572.
© Riproduzione Riservata