«Aiutateci a ritrovare Paolo»
Dalla Val Grande a Varese. Mentre infatti si sono rivelate finora inutili le ricerche di Paolo Rindi fra boschi, sentieri e corsi d’acqua della vasta e impervia zona in cui il giovane si era avventurato, la speranza è ora che dalla Città Giardino giungano nuovi indizi per poter ripartire.
Dopo quattro giorni di sopralluoghi, uno in più rispetto a quello che prevede il protocollo, anche i soccorritori sabato 5 febbraio hanno infatti dovuto arrendersi. Da mercoledì hanno setacciato in lungo e in largo i boschi e le intricate valli del Parco Nazionale della Val Grande, per cercare qualche traccia che li riconducesse a Paolo. Del ventenne varesino però non si hanno ancora notizie.
«Abbiamo fatto tutto il possibile, con quattro giornate di sopralluoghi, una in più rispetto a quello che prevede in questi casi il protocollo» spiega Matteo Gasparini, responsabile della Decima delegazione Valdossola del soccorso alpino. Lui e i suoi uomini sono pronti a ripartire, nel caso in cui dovessero giungere ulteriori elementi utili alle ricerche, una pista, una nuova segnalazione. In questo confidano i famigliari di Paolo.
Mamma Fiammetta sabato è rimasta a Varese, sconvolta e distrutta dall’angosciante situazione che sta vivendo. Dario, il padre del giovane studente di filosofia, ha invece voluto assistere all’ultima giornata di sopralluoghi, che auspicava fosse quella della svolta. Al rientro in serata delle ultime squadre al campo base di Cicogna, nel vedere arrivare solo i soccorritori, papà Dario è scoppiato in lacrime.
«Abbiamo circoscritto il raggio di azione - ripetono i soccorritori - nella zona di Cicogna e Pogallo perché è qui che ci hanno portato le segnalazioni di alcuni escursionisti che hanno riferito di aver visto lunedì mattina un giovane magro, nero di capelli, con zaino in spalla e giacca mimetica».
Una descrizione che farebbe supporre infatti si sia trattato proprio di Paolo Rindi. Il ragazzo, dopo aver trascorso la notte tra domenica e lunedì scorsi al rifugio di Pian di Boit si sarebbe dovuto incamminare - a quanto è dato sapere - in direzione della Bocchetta di Terza, per proseguire il suo trekking nell’area selvaggia alle spalle di Verbania. Potrebbe però essersi trovato in difficoltà e quindi aver deciso di rientrare a Pian di Boit e quindi a Pogallo. Solo supposizioni, però. Le ipotesi sono tutte aperte: un malore, una scivolata, ma Paolo si potrebbe anche essere smarrito senza più trovare una via per tornare a casa.
Per questo si spera di trovare nuovi elementi, nuove segnalazioni, nuove piste, per poter far ripartire le ricerche. Sabato a Cicogna sono arrivati direttamente da Varese anche alcuni amici di Paolo e un gruppo di soci del Cai cittadino che a titolo personale hanno perlustrato diversi sentieri della zona: tutto, anche in questo caso, è però risultato vano.
I due ragazzi con cui Rindi aveva trascorso la notte di domenica su lunedì al rifugio di Pian di Boit, l’avevano trovato provato e stanco, oltre che a corto di viveri. Da allora è passata una settimana. E nella selvaggia Val Grande, l’area wilderness più vasta dell’arco alpino, domenica 7 febbraio, purtroppo, è caduta anche la neve.
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