SCENARI
Alfieri “avvisa” Maroni
C’è chi mette in discussione gli stanziamenti promessi (11 miliardi di euro) con il Patto per la Lombardia. Alessandro Alfieri, segretario regionale del Partito democratico, è una preoccupazione sensata?
«L’intesa sottoscritta la settimana scorsa dal premier Matteo Renzi e dal presidente Roberto Maroni prevede finanziamenti all’interno di una cornice per interventi strategici in tutta la Regione, compreso il territorio varesino».
In concreto?
«Restiamo nella nostra provincia. Dopo anni di chiacchiere e chiacchiere ci sono i soldi per collegare Varese con Malpensa. Soldi destinati a collegare con la ferrovia l’aeroporto e Gallarate. E, da lì, Varese e la Svizzera».
Ma se è così, perché è nata la polemica?
«Mi lasci dire che Maroni fa bene a prendere i soldi che gli dà il governo. Chiunque si comporterebbe allo stesso modo, al di là delle appartenenze. Il punto è che è stato messo in minoranza dal suo partito».
Nella Lega Nord c’è chi teme che una simile occasione sia uno spot per il governo, proprio alla vigilia del voto referendario.
«Per guadagnare qualche voto in più alle urne di domenica, Matteo Salvini, segretario del Carroccio, sputa sul lavoro fatto da Maroni e da Renzi. Non mi sembra una grande trovata».
Qualche sospetto di propaganda è lecito. La firma è arrivata a tempo di record. Alfieri, che ne dice?
«In realtà è stato Maroni a chiedere di accelerare i tempi: se i soldi sono a disposizione meglio prenderli subito. Un rinvio avrebbe comportato diversi rischi».
Per esempio, se vincesse il no.
«Diciamo invece che il Patto per la Lombardia offre un motivo in più, di reale concretezza, per votare sì. Il confronto istituzionale ha prodotto buoni risultati, attraverso un metodo di collaborazione assolutamente positivo».
Di soldi nuovi ce ne sono però pochini. Non le pare?
«Si tratta di quasi un miliardo, messo a disposizione dal governo».
E il resto?
«Nel patto, come abbiamo visto, ci sono soldi freschi. Altri sono finanziamenti che il governo ha già deciso nei mesi scorsi all’interno di una cornice strategica, che però permetteranno di sbloccare una serie di opere attese da tempo».
Non ultima la Pedemontana. Vero?
«Sulla Pedemontana non è che ci siano denari nuovi, sono risorse che vanno a garanzia, o finanziamenti che potrebbero essere messi a disposizione da istituzioni diverse dalla Stato. In sintesi, io la definisco proprio una cornice strategica per i nostri territori. Quello che preoccupa è altro«.
Cioè?
«Il fatto che chi guida la Regione Lombardia non ha più la fiducia del suo partito. In pratica non ha alcun sostegno da parte della Lega. Addirittura Salvini afferma che per quanto riguarda il Patto, Maroni racconta balle ai lombardi. E questo lo trovo molto grave».
Se fosse il solito gioco della Lega di lotta e della Lega di governo per accontentare le anime interne?
«No, guardi, il controcanto di Salvini a Maroni avviene con continuità. Salvini, a fasi alterne e sui più diversi temi, fatica a trattenere il fastidio per alcune uscite del governatore. E questo è un problema. Tutto ciò ci spinge a raddoppiare gli sforzi per costruire un’alternativa al centrodestra alle prossime elezioni regionali».
Già ci state lavorando, a quanto risulta.
«Noi siamo per le scadenze naturali, ma abbiamo costruito un percorso per essere pronti anche prima. Da gennaio a marzo ci sarà la conferenza programmatica nei territori per far uscire le proposte per la Lombardia del futuro. Ogni provincia avrà il suo programma. Entro l’estate sceglieremo infine il candidato presidente per avere il tempo per farlo girare in lungo e in largo per la Regione».
Tra i papabili c’è anche lei, Alfieri?
«Sarebbe strano il contrario. Assieme alla grande comunità degli amministratori locali del Pd e dei militanti abbiamo ottenuto risultati straordinari. È dunque normale che chi guida il Pd in Lombardia possa mettere a disposizione il proprio nome per un passaggio così importante».
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