L’INCHIESTA
Altre cinque croci per il Dottor Morte
Chiuse le indagini a carico di Leonardo Cazzaniga, per ulteriori ipotesi di omicidio al Pronto soccorso di Saronno
Leonardo Cazzaniga, l’ex viceprimario del Pronto soccorso di Saronno, in carcere dallo scorso novembre per quattro morti sospette in corsia, avrebbe somministrato ad almeno altri cinque pazienti un cocktail letale di farmaci «approfittando di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la privata difesa, abusando dei poteri inerenti ad un pubblico servizio».
Questo è quanto emerge dalle carte della Procura della Repubblica di Busto Arsizio, che nei giorni scorsi ha formalizzato la chiusura indagini della seconda trance dell’inchiesta nei confronti di Cazzaniga.
Stando alle nuove indagini a firma del pm Maria Cristina Ria e del procuratore Gianluigi Fontana, Cazzaniga tra, il 2011 e il 2013, avrebbe causato «volontariamente la morte» di altri cinque pazienti, «col mezzo di sostanze venefiche».
L’inchiesta cita midazolam, ipnovel, morfina e profol.
«USAVA SOSTANZE VENEFICHE»
Il primo paziente morto in seguito a questo cocktail è Giacomo Borghi. Cazzaniga secondo i pm gli avrebbe somministrato il cocktail «per via endovenosa, in sovraddosaggio e in rapida successione tra loro» il 4 gennaio del 2011.
Lo stesso giorno il dottore avrebbe causato la morte anche di Pierfrancesco Leone Ferrazzi, malato di tumore, somministrandogli «in rapida successione tra loro, 30 mg di ipnovel, 50 mg di morfina e 200 mg di profol». Il 6 agosto dello stesso anno, Cazzaniga avrebbe somministrato ad Antonietta Balzarotti, anziana in stato di shock settico, «30 mg di morfina e 30 mg di midazolam, causandone la morte».
Virginia Moneta, novantunenne ipertesa in preda a grave crisi respiratoria, è deceduta il 17 marzo del 2012, secondo l’accusa in seguito alla somministrazione da parte di Cazzaniga di «20 mg di morfina e 45 mg di midazolam, per via endovenosa».
Il 18 aprile 2013, infine, a uccidere Mario Volontè, anziano affetto da tumore maligno, sarebbe stata la dose da 60 mg di midazolam che Leondardo Cazzaniga gli avrebbe somministrato «mentre l’anziano era ricoverato in Pronto soccorso e affidato alle sue cure».
Articolo sulla Prealpina di sabato 11 novembre.
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