IL CASO
Amsc, tutto da rifare
Azione di responsabilità vanificata dall’atto nullo iniziale. Il giudice del tribunale civile boccia la battaglia giudiziaria scatenata dal centrosinistra
Nullità dell’atto di citazione in giudizio per difetto di editio actionis. Come a dire che, per il momento almeno, l’azione di responsabilità promossa da Amsc contro 23 tra ex amministratori e professionisti che hanno lavorato con la società a partecipazione comunale tra il 2005 e il 2011, non potrà essere discussa. Lo ha deciso il giudice del tribunale civile di Milano (sezione specializzata in materia di impresa) Vincenzo Perozziello.
Porta la sua firma l’ordinanza con la quale, «prendendo atto dell’estrema genericità della sua formulazione», l’atto di citazione nei confronti di Nino Caianiello & C. è stato dichiarato a tutti gli effetti nullo.
Con la stessa ordinanza, il giudice Perozziello ha assegnato 45 giorni alla parte attrice, vale a dire Amsc, «per l’integrazione della domanda nei confronti delle parte già costituite» e «il rinnovo dell’atto di citazione nei confronti delle parte non costituite».
Qualora fosse formulato un nuovo atto di citazione, comunque sia, non se ne parlerà prima dell’autunno del 2017.
La prossima, eventuale udienza è stata fissata per il 26 settembre 2017. Con il gran baillamme politico proprio legato all’azione volta ad ottenere un maxirisarcimento di oltre 23 milioni di euro, promossa dall’amministrazione di centrosinistra e ora osteggiata dall’esecutivo di centrodestra, tutto può succedere. Anche se va detto che un’eventuale marcia indietro della Giunta Cassani potrebbe costare molto cara alle casse gallaratesi.
L’uscita dal procedimento civile significherebbe dover addivenire a vita a tutta una serie di costosi accordi transattivi con il gran numero di parti chiamate in causa con l’azione di responsabilità civile.
Nel censurare l’indeterminatezza dell’atto di citazione in giudizio confezionato per Amsc dall’avvocato Antonio Martini, il giudice Perozziello ha puntato l’indice sulla scelta della «parte attrice di non fare alcuna distinzione tra i vari convenuti, tutti chiamati in solido a rispondere dell’intero danno di 23 milioni di euro e, dunque, necessariamente da intendere come chiamati a rispondere di tutte le operazioni contestate, a prescindere dal periodo in cui ciascuno di essi è stato in carica e addirittura anche in riferimento alle operazioni di gestione poste in essere in quella delle società in cui non hanno ricoperto alcuna carica».
In altre parole, sarebbe impossibile giudicare in assenza di «uno specifico profilo di responsabilità addebitato nei confronti di ciascuno».
Infine, a smentire Amsc, pronta a sostenere che le parti chiamate in causa sarebbero state pienamente in grado di intendere il contenuto degli addebiti loro rivolti, il giudice, ha sottolineato come gli ex amministratori si siano limitati «a difendersi in relazione alle operazioni di gestione poste in essere all’interno della società in cui hanno rivestito incarichi e per il periodo di tempo in cui tali incarichi hanno rivestito».
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