LE ELEZIONI
«Antonelli? Noi i primi a volerlo»
La civica “Busto Grande” rivendica la primogenitura del candidato sindaco di centrodestra
La lista civica Busto Grande, che ha contribuito alla vittoria di Emanuele Antonelli alle primarie del centrodestra, rivendica la primogenitura dell’indicazione dell’ex segretario pidiellino come futuro primo cittadino. E, anche se ancora il gruppo non è stato accettato nella coalizione, lo ricorda a tutti con un lungo comunicato.
«Abbiamo scelto Emanuele Antonelli come nostro candidato sindaco quasi esattamente un anno fa. E lo abbiamo ripetuto senza sosta e senza indugio - anche quando sembrava inutile solo parlarne - perché siamo sempre stati convinti che fosse la scelta migliore per Busto. E, quindi, quella che bustocchi e bustesi avrebbero condiviso e premiato pensando al presente e al futuro della loro città. Eravamo sicuri di aver ragione fin da subito, e la nostra convinzione è andata via via crescendo, perché non ci siamo mai accontentati della nostra prima idea, ma abbiamo continuato a “verificarla” al netto di qualsiasi altra ipotesi. E nessun nome ci è sembrato più adeguato del suo, più trasparente.
Per questo, anche quando il gioco si è fatto più duro (e ci sarebbe stato spazio per chiedere o trattare), non ci siamo seduti a nessun tavolo. Perché Emanuele Antonelli non era e non è il nostro “rappresentante”, e la nostra non era una scelta di opportunità o di partito. Il suo nome era la nostra libera scelta di cittadini stufi di certi dinamiche, ma convinti della salute di fondo e della grandezza di questa città, Busto Grande. Non avremmo avuto niente da chiedere “per noi” in cambio del lasciar cadere il suo nome, perché quello che sentivamo e sentiamo di dover chiedere alla politica cittadina è un progetto vero e credibile per rilanciare Busto insieme a tutte le sue facce e a tutti i suoi cittadini, nessuno escluso. Un po’ come abbiamo deciso di dare vita alla nostra lista, senza schemi o pregiudizi, ma aprendoci al confronto e all’ascolto di tutti.
Pensavamo di vincere, ne eravamo quasi sicuri. Ma abbiamo stravinto. E ci siamo presi un paio di giorni per festeggiare. Stravinto, sì, e non solo perché queste primarie - che non volevamo e a cui non abbiamo partecipato direttamente per coerenza - ci hanno dato ragione, ma perché a scegliere Emanuele sono state quasi 4000 persone, altro che un gioco di segreterie cittadine, provinciali e chi più ne ha più ne metta!
Al netto dei militanti delle diverse fazioni, infatti, sono stati i cittadini senza bandiera come noi quelli che hanno capito meglio il senso della nostra proposta: nessuna rivoluzione per rinnegare quel che di buono era stato già fatto e mandare tutto all’aria, ma una svolta per ridare nuovo slancio alla città e alla sua amministrazione, sotto la guida di una persona onesta e appassionata, che sa a cosa andrà incontro perché la politica l’ha già vista da vicino e che, proprio per questo, aveva già dimostrato di poterne fare a meno, in assenza di un progetto serio e condivisibile: il nostro!
Quello che adesso qualcuno farà finta di non notare, infatti, è che se noi siamo scesi in campo per lui e grazie alle speranze che abbiamo legato al nome di Emanuele, è che anche lui è tornato nell’agone politico grazie al nostro supporto e per sostenere la bontà delle idee e dell’entusiasmo che gli abbiamo trasmesso. La sensazione che questa città fosse sì a rischio di cristallizzarsi per sempre su certe logiche, ma non ancora compromessa. Che la strada fosse segnata, ma non decisa. Che il suo nome, Busto Grande, fosse legato alla storia di questa comunità, ma che potesse caratterizzarne anche il futuro. Che ci fosse spazio, insomma, per un momento di confronto. Con la politica, certo, ma soprattutto con le persone, una per una.
Ed è questo che oggi festeggiamo. Non l’aver scelto il candidato migliore - perché sappiamo bene che, se altri non si fossero uniti a noi strada facendo, questo risultato non sarebbe stato possibile -, ma l’aver imposto un momento di riflessione e confronto su chi e cosa bustocchi e bustesi volessero per Busto. Su cosa pensino della loro città. E ci sembra di poter dire che la sentano ancora Busto Grande, come noi».
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