Terrorismo
Arrestato a Torino 29enne marocchino sospettato di terrorismo
In chat aveva espresso la volontà di fare un attentato in Italia
Roma, 24 apr. (askanews) - I carabinieri del Ros di Torino hanno arrestato oggi un cittadino marocchino di 29 anni, Mouner Al Aoual, ritenuto gravemente indiziato di terrorismo internazionale. L'indagine è coordinata dalla procura di Torino.
Dalle intercettazioni, anche telematiche, del Ros, è emerso che El Aoual sarebbe tra gli amministratori di alcune chatroom dell'applicativo "Zello", una delle quali denominata appunto "Lo Stato del Califfato Islamico", nelle quali promuoveva l'ideologia dell'Islamic State, affermava di essere il portavoce dell'organizzazione terroristica e di aver giurato fedeltà al suo emiro, Abu Bakr Al-Baghdadi. Inoltre divulgava le notizie dell'agenzia "Amaq", organo di stampa ufficiale dell'Isis e diffondeva consigli indirizzati dall'Isis ai "lupi solitari" e ai "foreign terrorist fighters"; pubblicava materiale su tecniche di combattimento, di assassinio, di depistaggio dei controlli delle forze di polizia e sui comportamenti da tenere nei Paesi occidentali per diventare "invisibili". E giustificava, inneggiava e approvava gli attentati recentemente commessi in Germania, Svezia e Francia oltre a istigare a compiere attentati contro i "miscredenti".
Il marocchino, immigrato irregolare in Italia dall'anno 2008, era riuscito a conquistarsi la fiducia di due italiani, madre e figlio, tanto da farsi ospitare per nove anni e da essere da loro considerato quasi come un figlio adottivo.
Per il Gip "si tratta di un soggetto estremamente pericoloso, che sta attualmente svolgendo un'importante opera di proselitismo ed incitamento ad azioni violente e letali per un numero indeterminato di persone e che, per intenti e personalità, presenta un altissimo rischio di passare direttamente all'esecuzione di tali gravi atti di violenza".
Le indagini che hanno portato all'arresto di Mouner El Aoual per terrorismo si sono avvalse della collaborazione dell'Fbi.
Nel mese di settembre 2016 era stato individuato un internauta residente in Italia che, utilizzando il nickname "Salah Deen" sul social network Facebook, aveva condiviso immagini di propaganda jihadista di difficile reperibilità, un elemento che indicava il potenziale inserimento nell'organizzazione terroristica Isis. Contestualmente l'Fbi aveva riferito alcune informazioni a proposito di un soggetto attivo in una chat room sul social network Zello con il nickname "figlio dello Stato" (Stato islamico) e tra gli amministratori di un canale chat "Lo Stato del Califfato Islamico". Localizzato in Italia, il soggetto "aveva esternato la volontà di pianificare un attentato terroristico nel nostro Paese ed era alla ricerca di altri sodali per la sua realizzazione".
L'uomo è stato poi localizzato a Torino, e il fascicolo processuale inizialmente coordinato dalla Procura di Roma è stato trasferito per competenza territoriale nel capoluogo piemontese. L'uomo si era garantito la massima copertura, utilizzando utenze telefoniche intestate a terze persone, italiani, tra cui quelle della stessa famiglia che lo ospitava ospitante, riuscendo a non destare sospetti sulle sue intenzioni.
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