SERIE A
Arrigoni svela le carte
Il ds biancorosso prova a individuare le caratteristiche dei due "colpi" ancora mancanti al roster Openjobmetis. E tra i nomi spunta Malcom Thomas
Bruno Arrigoni tira le somme dei suoi primi 40 giorni dietro la scrivania della Pallacanestro Varese. Con otto giocatori ingaggiati già in cassaforte - la firma di Maalik Wayns ancora manca all’appello, ma l’incaglio è legato agli agenti americani del giocatore - e due ancora da scegliere, il d.s. biancorosso inquadra così la situazione del mercato biancorosso: «Ufficialmente ci mancano due giocatori e mezzo, anche se siamo fiduciosi che Wayns arriverà secondo programmi. Stiamo scandagliando il mercato in cerca della coppia migliore senza vincoli di passaporti. Preferibilmente, l’idea sarebbe quella di individuare prima il giocatore europeo e poi spaziare sull’americano, visto che il mercato dei Bosman o dei Cotonou è quello più ristretto».
All’appello mancano l’ala forte e il centro titolare: quale strategia state portando avanti per trovare l’accoppiata giusta? «La premessa di fondo è che il giocatore perfetto non esiste: chiunque ha i suoi pregi e i suoi limiti, quel che conta maggiormente è trovare un elemento che sia complementare a tutti gli altri nel contesto della squadra. Per questo è così importante formare una coppia che sia prima di tutto ben integrata e possa integrarsi allo stesso modo con Luca Campani. Più si va avanti e più ci sono affari di fine mercato? Non è detto, perché chi chiede certe cifre non si accontenterà mai della metà. E alla lunga si rischia che restino liberi quelli che chiedono troppo o quelli che non vuole nessuno».
Quali sono le caratteristiche principali dei due lunghi titolari ancora da individuare? «Cerchiamo prima di tutto elementi duttili e atletici, che possano avere impatto a rimbalzo e giocare sia dentro che fuori dall’area a fianco di un lungo dalle mani morbide come Campani. Non ci serve il gigante d’area, ma due elementi che possano garantire qualità frontali e un po’ di gioco interno. E possibilmente cambiare su tutti in difesa negli ultimi minuti: con questo tipo di caratteristiche non ci sarà tanta differenza tra ala forte e pivot, come è normale nella logica delle squadre di Moretti, in cui c’è grande intercambiabilità in tutti i ruoli e tra tutti i giocatori. Il nostro punto di forza dovrà essere proprio quello di non dare punti di riferimento agli avversari, perché tutti saranno capaci d’esser protagonisti».
Dunque un’Openjobmetis poliedrica che cerca gli ultimi due giocatori in grado di darle questa identità corale multiforme.
Nomi? Spunta il nome di Malcolm Thomas), 27enne ala forte dalle grandi doti atletiche che a Las Vegas ha fatturato 12.6 punti e 5.8 rimbalzi con i Portland Trail Blazers. Si tratta di un lungo esplosivo ma leggero (206 centimetri per 102 chili), con qualità offensive interne ma una stazza da "numero 4" a dispetto di un tocco perimetrale rivedibile. Al primo sondaggio i costi si sono rivelati decisamente elevati. Di certo il curriculum del giocatore è importante e il suo potenziale atletico “Dunstoniano” è intrigante, ma per esaltare le qualità di un giocatore con caratteristiche così peculiari - di fatto un pivot in attacco e un’ala forte in difesa - servirebbe abbinarlo con un lungo di stazza capace di aprire il campo dal perimetro. Servirebbe una sorta di Janar Talts moderno (promemoria: il 32enne centro campione d’Estonia con il Tartu Rock sarebbe ancora libero…), dovendo però far quadrare i conti anche sul piano economico. Perché la voglia di colpaccio si lega a filo doppio anche alla necessità di allocare le risorse per i due giocatori mancanti: l’Openjobmetis ha buone disponibilità per ala forte e pivot titolare, ma se anziché “spalmare” le risorse in maniera equa decide di investire forte su uno dei due profili, dovrà trovare un elemento complementare a costi più ridotti. Anche per questo motivo l’incastro giusto tra un “4” americano importante e un “5” europeo non è ancora stato messo a fuoco; e se l’impasse proseguirà anche nei prossimi giorni, non è escluso che scatti il piano B. Ossia puntare su un’ala forte comunitaria come il senegalese Mouhammad Faye, una sorta di Sakota con più doti atletiche e propensione al rimbalzo, e un centrone americano che garantisca fisicità e impatto interno.
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