LA TRAGEDIA
Augustine, addio con tensioni
Al funerale del richiedente asilo annegato nel Verbano gli amici chiedono di poter “riconoscere” il corpo: sepoltura rimandata di alcune ore
Il dolore per una morte tragica e per molti versi inaccettabile, la tensione di una comunità che non accetta lo stravolgimento delle proprie usanze e tradizioni. Si sono vissuti momenti di tensione, nella mattinata di giovedì 15 giugno, al funerale di Augustine Emmanuel, il ventenne nigeriano richiedente asilo annegato nelle acque del lago Maggiore. Dopo il rito funebre, celebrato nella chiesa parrocchiale di Masnago di fronte a una folla commossa e partecipe, il corteo si è diretto al vicino cimitero dove era prevista la sepoltura. E qui è esplosa la “complicazione”: amici e connazionali di Augustine, intervenuti in gran numero da Varese (dove il ragazzo era ospite della comunità Arca) ma anche da Milano e altre città, hanno chiesto a gran voce di poter effettuare il “riconoscimento della salma”, salutare l’amico morto, fotografarlo e stabilire un ultimo contatto con lui prima della sepoltura. Pratica impossibile, dato che la bara era stata sigillata. Le “trattative” sono durate a lungo, anche con momenti di tensione e solo grazie alla mediazione degli agenti della Volante della questura, della responsabile di Arca Costantina Regazzo e dell’assessore Rossella Dimaggio, dopo un paio d’ore si è arrivati all’accordo e la bara è stata finalmente tumulata.
© Riproduzione Riservata