LA TENDENZA
Azzardo, vittime di tutte le età
Dagli studenti alle casalinghe ai pensionati, non c'è distinzione di età, sesso e classe sociale: la passione del gioco, che spesso sconfina nella ludopatia, cattura quasi tutti
Difficile stabilire il confine tra gioco d’azzardo e ludopatia: è una sottile linea quella su cui si muovono slot machine e scommesse sportive d’ogni genere, perché alcune persone riescono in qualche modo a gestirsi, destinando a queste attività una cifra tutto sommato risibile, mentre altre si fanno trascinare in una spirale dalla quale diventa complicato uscire. Lentamente, un passo dopo l’altro, un euro dopo l’altro, in tanti entrano in un baratro da cui solo una straordinaria forza di volontà – e i servizi offerti dall’Asl – possono aiutare a venire fuori.
A Varese il gioco d’azzardo prolifera: impossibile accertare quanti siano i locali adibiti a tale scopo, perché se le sale da gioco vere e proprie si contano sulle dita di una mano, la larghissima maggioranza dei bar ospita macchinette oppure offre la possibilità di scommettere. C’erano una volta la schedina e la Lotteria Italia, verrebbe da dire: oggi, in ogni ricevitoria si hanno centinaia di diverse soluzioni per provare il brivido del rischio. In una tabaccheria del centro c’è Renato (nome di fantasia), 65 anni, pensionato da poco: si presenta al bancone col portafoglio in bella mostra. «Dunque, giocami questa combinazione di partite di qualificazione agli Europei, poi quest’ambo su tutte le ruote del Lotto…ah, dammi anche due Maxi Miliardario». Sono più di 60 euro in una singola volta, «perché qualcosa vincerò di sicuro». D’altronde, solo i famigerati “Gratta e Vinci” possono contare su una sessantina di tipologie diverse e c’è chi davvero fa la spesa: se poi ci si aggiunge qualche scommessa sportiva il garbuglio è completo. Lo abbiamo detto: una volta c’era il Totocalcio e al massimo il Totogol, adesso, considerando ad esempio solo il calcio, si possono fare decine di scommesse differenti su una singola partita di ogni parte del mondo. Possibilità infinite, tanto al bar quanto su internet, dove pullulano i siti autorizzati (al resto ci pensa l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, chiudendo quelli illegali).
L’altra faccia del gioco d’azzardo è data, appunto, dalle macchinette. Un inferno forse peggiore di biglietti e schedine di vario genere: là si sborsa in un’unica volta e, forse, ci si rende conto di quanto si spende, qui, invece, quasi sempre è una moneta dopo l’altra. In un locale di periferia, la casalinga Rebecca ammette candidamente di «passare qui almeno un’ora ogni mattina». Inserendo monete in slot sulle quali si illuminano fiori, frutti e altre immagini: ogni combinazione significa qualcosa, poche sono quelle vincenti. E solo raramente si sente il tintinnio delle monete di qualche fortunato che ha fatto jackpot, al quale fanno spesso da eco insulti e bestemmie di chi lascia lì, talvolta, una parte sostanziosa del proprio stipendio.
Non c’è distinzione di genere, non c’è distinzione di età: tanti studenti, dopo la scuola, fanno un salto in ricevitoria e se molti si limitano alla classica scommessa sportiva tra amici, altri si perdono via con le leve delle slot. «Io controllo almeno che siano maggiorenni, ma non so quanti colleghi lo facciano» commenta un gestore, chiedendo comprensibilmente l’anonimato.
Macchinette, scommesse, lotterie e gratta e vinci vari: se poi a qualcuno non bastasse, appena oltre il confine ci sono tre casinò, dove l’azzardo assume tuttavia una parvenza di eleganza quasi antica, associandosi a giochi da tavolo come il blackjack o il poker in cui l’abilità prevale sulla fortuna, ed è raro leggere negli occhi dei giocatori quell’umana tristezza di chi, tirando la leva di una slot, consuma ingenti quantità di denaro. Lo Stato gongola e guadagna, anche se poi buona parte degli ingenti proventi del gioco verranno sicuramente reinvestiti nelle terapie: perché, lo abbiamo detto, il confine tra uno scommettitore e un ludopatico è spesso sottilissimo.
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