IL SINDACO
«Azzerata la distanza tra amministratori e cittadini»
Nel bilancio del primo anno di Andrea Cassani pesano però le frizioni interne
Alle 23.50 del 19 giugno 2016 ha avuto la certezza di essere il sindaco di Gallarate. Uno dei più giovani: a 33 anni. Il leghista Andrea Cassani, qualche minuto dopo, ha avuto anche il quadro completo del ballottaggio appena terminato: con 10.331 voti (266 più di quelli ottenuti al primo turno), pari al 55,24 per cento, aveva sconfitto l’uscente di centrosinistra Edoardo Guenzani. E iniziava un mandato amministrativo che nel rapporto con i partiti alleati, forse, pensava un po’ meno duro di quanto finora è stato.
Qual è il cambiamento maggiore, in questo primo anno di governo cittadino, che pensa di avere effettuato rispetto a chi l’ha preceduta?
«La cosa più evidente è quella che è stata azzerata la distanza tra l’amministrazione e i cittadini. Chi vuole incontrare il sindaco viene in municipio e può parlarmi direttamente. È chiaro, però, che non tutti i problemi possono essere risolti. Comunque, il sindaco non è più un’identità astratta, ma il primus inter pares. E più in generale posso tranquillamente affermare che i gallaratesi sono tornati al centro dei pensieri degli amministratori di Gallarate».
In questi dodici mesi nella maggioranza che la sostiene sono emerse in molte occasioni incisive diversità di vedute da parte degli alleati. Ci sono state anche due dimissioni, per ragioni differenti, di assessori. Più qualche momento di pesante frizione in aula. Ritiene che tutto ciò abbia rallentato l’azione di giunta e che poteva essere in qualche modo evitato?
«Se dicessi di no, mentirei. È chiaro che nella mia maggioranza ci sono discussioni e non facciamo nulla per non renderle pubbliche. I motivi del contendere sono stati spesso causati da una diversità di approccio nei confronti della cosa pubblica. Qualcuno dei consiglieri inizialmente eletti in maggioranza ha dimostrato di avere meno a cuore il bene della città rispetto all’interesse politico dei propri vertici. Se tutti avessimo preso come “Bibbia” soltanto il programma elettorale e tutti avessero rispettato gli impegni presi, sicuramente le frizioni sarebbero state inferiori e non sarebbero andate oltre quelle tipiche di ogni gruppo di lavoro, utili soltanto a crescere tutti assieme e non a distruggere».
Che momento è questo per l’amministrazione Cassani: cosa può dare alla città in termini di rilancio?
«È un momento come al solito denso di impegni e di scadenze. Gallarate sta tornando a essere viva e vivibile e i gallaratesi sono tornati a essere al centro dell’azione dell’amministrazione. In cinque anni spero di riuscire a rispettare tutte gli impegni presi e dopo il primo anno posso asserire che siamo sulla buona strada. Abbiamo gettato solide basi per i prossimi nove anni».
Finora ci sono stati numerosi piccoli e medi provvedimenti che riguardano, sotto vari profili (sociale, cultura, sicurezza, commercio, istituzioni e burocrazia, tecnologia, servizi al cittadino), la vita quotidiana dei gallaratesi. Quale sarà la prima vostra grande opera amministrativa?
«Non voglio essere ricordato come il sindaco che ha costruito una fontana, una rotonda o che ha approvato una variante del Pgt. Preferisco fare tanti “piccoli” provvedimenti finalizzati a far rinascere la città e ad aiutare i gallaratesi. Tutto quello che stiamo realizzando e pianificando ha un solo fine: il rilancio della nostra città, da ogni punto di vista».
Il destino dell’urbanistica: arriverà il nuovo assessore e ripartirà, oppure no, il progetto di variante al Pgt?
«Il progetto di variante del Pgt, sottoscritto da tutti i partiti politici che sostengono la maggioranza con dei paletti chiari, può tranquillamente proseguire. Sicuramente dovremo individuare la persona giusta per gestire questa delega fondamentale e delicata. Essendo una delega fiduciaria e riguardando un settore ormai troppo spesso sotto i riflettori, anche di quelli della Procura, non posso non prendermi tutto il tempo necessario utile a individuare la persona che abbia tutte le caratteristiche (non solamente tecniche) necessarie per ricoprire quel ruolo». C’è qualcosa di nuovo per il futuro di Palazzo Minoletti?
«C’è più di un interesse da parte di più soggetti differenti. Nonostante il troppo blaterare dei soliti e disinformati politici di professione, sia per Palazzo Minoletti sia per le ex scuole di via Bottini qualcosa si sta muovendo. Considerando che entrambi gli immobili sono abbandonati a loro stessi da oltre un decennio, sarebbe davvero un successo se riuscissimo a trovare una soluzione per questi due edifici. Io sono convito che qualcosa di buono accadrà».
Si dia un voto e lo dia ai suoi assessori.
«Quando agisci in maniera sincera, onesta e appassionata non ci possono essere rimpianti e quindi sicuramente il voto è positivo. Ogni giorno incontro per le strade cittadini che si presentano e si congratulano con me invitandomi a continuare in questa direzione, fa piacere e sono belle gratificazioni che valgono più di qualsiasi voto. Per quanto riguarda la giunta, se non fossi stato soddisfatto ci avrei messo mano. Quindi, anche per i miei assessori il voto è ampiamente sufficiente».
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