IL CASO
«Basta monopolio di Exodus»
Cassani: «Incontro don Mazzi. Ma la fondazione in città ha troppi incarichi». Nel mirino la convenzione su Villa Calderara
«Giovedì incontrerò don Mazzi qui nel mio ufficio». Lo ha invitato lei? «No, è stato lui che mi ha chiesto di vederci per fare la mia conoscenza e per un saluto». Parlerete del rapporto consolidato tra Comune ed Exodus? «Sì, ci confronteremo su tutto quanto sta facendo Exodus a Gallarate». Lei cosa pensa?
«Secondo me ora la fondazione ha tanti, forse troppi incarichi. Vediamo se sono tutti svolti bene. Certo è che qualcosa si può affidare a qualcun altro». Interrompendo così una sorta di monopolio nel settore sociale.
Non serve un traduttore dal politichese. Bastano queste quattro frasi per capire che è arrivato il momento del redde rationemtra il sindaco leghista Andrea Cassani - la sua storica appartenenza alla Lega Nord e il suo solido legame con il segretario federale Matteo Salvininon sono secondari in questa vicenda - e don Antonio Mazzi nella veste di fondatore e leader della galassia Exodus. Galassia che in città ha un pianeta importante, sotto la guida dell’instancabile Roberto Sartori, divenuto un punto di riferimento importante della precedente giunta di centrosinistra. Il nuovo primo cittadino non ha mai nascosto di non vedere di buon occhio la mole di attività svolte a Gallarate dalla fondazione. Aveva buttato lì un paio di volte in campagna elettorale il probabile raffreddamento dei rapporti e, sin dai primi giorni dopo l’insediamento, non ha mancato di lanciare frecciate nei confronti di questa realtà socio-assistenziale. Una su tutte: la volontà di rivedere la pratica relativa a Villa Bossi («Preferiremmo che resti vuota piuttosto che vederla in mano ai profughi») poiché Exodus aveva l’intenzione, poi rientrata proprio in seguito a tali dichiarazioni, di affittarla per destinarla ai rifugiati.
E il motivo di tanta contrarietà, se non addirittura astio? Dipende forse dai cinque anni di grande collaborazione tra la cooperativa gestita da Sartori e l’amministrazione Guenzani? Oppure da che altro? Cassani sulle ragioni non fornisce una risposta diretta. Glissa. Non è un mistero, però, che don Mazzi abbia speso parole non proprio lusinghiere nei confronti di Salvini e del suo partito.
Comunque, giovedì ci sarà l’incontro. E sul tavolo finirà tutto. «Mi sto facendo preparare un dossier dagli uffici su quanto è stato affidato a Exodus», aggiunge il sindaco. «Soprattutto, voglio avere un quadro preciso dei lavori che la fondazione sta compiendo a Villa Calderara in base alla convenzione siglata con il Comune». Quella che scomputa l’intervento di restauro dell’edificio dal pagamento dell’affitto, dieci anni più dieci, della storica residenza collinare in cui la cooperativa svolge diverse attività e ospita i profughi. «Voglio capire se stanno facendo tutto quanto», incalza sibillino il sindaco. «E come lo stanno facendo».
Ovviamente, il faccia a faccia potrebbe riservare un epilogo positivo. È già accaduto in altre circostanze durante i vari confronti dettati dal passaggio di consegne da un’amministrazione all’altra. Tuttavia pare difficile che Exodus a Gallarate possa mantenere ogni incarico di un ventaglio che spazia dal coinvolgimento nelle scuole ai lavori socialmente utili e alla prevenzione sul fronte degli stupefacenti. Un grosso impegno che appare appunto come un monopolio a qualcuno. A esempio, al sindaco.
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