L’INCHIESTA
Bocciate le benedizioni fai da te
Molti non hanno apprezzato l’iniziativa del parroco: «Ci sarà anche il kit dell’estrema unzione?»
Il Natale è trascorso con una “scomoda” novità. Una novità clamorosa che ha fatto molto discutere, diventando addirittura un caso nazionale. Ora, a bocce ferme, si può tirare un bilancio e ascoltare chi ha affrontato la situazione per coglierne l’impressione.
Ebbene, non è piaciuta l’idea del parroco don Walter Magni di distribuire alle famiglie, nel periodo dicembrino, i kit per le auto benedizioni casalinghe: la maggioranza dei castellanzesi avrebbe preferito la tradizione, non risparmiando critiche a questa iniziativa così rivoluzionaria da salire alla ribalta.
In Comune c’è chi sottolinea che «purtroppo tanti non hanno compreso il grande significato simbolico dell’iniziativa del parroco» e, ad avvalorare questa tesi, è la testimonianza di Rosi Rogora, un’anziana che esce fuori dal coro: «Anch’io inizialmente ero perplessa», confessa. «Per questo ho voluto essere presente quando don Walter ha presentato la sua proposta ai fedeli: è stato allora che ho cambiato idea. Il parroco ci ha spiegato che la benedizione, se impartita dal capo famiglia, è l’opportunità per riunire i familiari e benedire insieme la casa: è un modo, per chi è marito e padre, di offrire la sua protezione ai propri cari, con l’impegno di tenerli sempre uniti».
Senza dubbio un bel messaggio, ma sono in molti a non averlo recepito: «Sarà perché sono vecchio ma preferivo come si faceva ai miei tempi, quando il prete veniva a domicilio», afferma Adriano Parotti. «Era bello, perché le famiglie lo ospitavano e scambiavano qualche chiacchiera con lui, confidandogli problemi e disagi». Anche Alessandro Borghi non è d’accordo: «Questo kit distribuito a tutti mi pare molto pratico ma poco religioso: è un’idea che non mi piace». Ivana N. è un’anziana totalmente in disaccordo col sacerdote: «La benedizione in casa? Quando l’ho saputo sono rimasta sconcertata. Certe tradizioni dovrebbero resistere, non morire: trovo profondamente sbagliato innovarsi fino a questo punto». S.A. va sul pratico: «Se i preti temono di non fare in tempo a terminare le benedizioni per Natale, vadano avanti fino a gennaio e febbraio: è importante che siano loro a benedire le case e le famiglie, non quando». La pensa allo stesso modo Stefania Tognoli: «Se vogliono finire per tempo le benedizioni potrebbero cominciare in anticipo. Magari già in ottobre».
Nel bar dell’oratorio San Giuseppe c’è chi ci scherza su: «Che cosa dovrei fare? Mettermi davanti allo specchio e benedirmi da solo?», esclama un castellanzese. «Mi sembra ridicolo». «Di questo passo – ironizza un altro – finiremo col ricevere il kit dell’estrema unzione senza bisogno di chiamare il prete». «Sarebbe meglio venire incontro al desiderio della maggioranza della popolazione e tornare alle benedizioni tradizionali», auspica Ferruccio Fapiro.
C’è poi chi si adegua a malincuore: «Volevo restituire il kit, ma l’ho tenuto comunque: sono disorientato, eppure se questa è la scelta pastorale, l’accetto».
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