IL RADUNO
Bossi-Salvini: Pontida s’infiamma
Il Sentùr rispolvera la secessione dallo stato romano centralista. Il nuovo leader indica il male peggiore: è l’Europa
A Pontida, la grande adunata è avvenuta tra le ore 11 e le 13 di oggi, domenica 16 settembre.
Il risveglio dell’orgoglio padano - con tanto di fischiata generale all’indirizzo del giornalista Gad Lerner, poi allontanatosi - ha avuto i volti di migliaia di persone che dopo il Va’ Pensiero d’apertura, hanno animato la festa del ventennale.
Roberto Calderoli s’è presentato con una torta sormontata da venti candeline, l’omaggio all’indipendenza della Padania del 1996.
Ma già dal primo mattino campeggiavano striscioni con espliciti riferimenti alla secessione: che la Lega Nord per guardare al futuro, ritorni a pescare nel passato indipendentista?
Umberto Bossi non ha dubbi: «La linea politica la indica quello striscione là, sulla collina, che dice secessione. Resta fondamentale che il Nord conquisti la libertà».
Il senatùr, applauditissimo, ha sfumato l’analisi sui vent’anni del giuramento, spiegandoli così: «Abbiamo vissuto un periodo difficile, non eravamo né carne, né pesce. Eravamo un anfibio. Ma da Pontida oggi si riparte. Si ricomincia dal Nord. Sia chiaro - aggiunto - noi non ce l’abbiamo con la gente del Sud ma con lo Stato centrale: la Lega non diventerà mai un partito nazionale».
Poi è stata la volta di Giancarlo Giorgetti che ha tuonato contro l’immigrazione incontrollata: «Dietro a questo fenomeno c’è un preciso progetto per scardinare la nostra sovranità e la nostra civiltà».
Quindi la parola è toccata a Roberto Maroni, governatore della Lombardia: «Noi - ha attaccato Maroni - finalmente abbiamo licenziato Equitalia, una cosa che avevamo promesso e che non ha fatto quel casciaball di Renzi».
Non solo. Maroni ha annunciato che dopo le proposte in tema di gestione dell’immigrazione, «verrà preparato un documento con la manovra per abbassare le tasse».
Accanto al governatore lombardo, sono saliti sul palco consiglieri e assessori regionali lombardi. Così come ha fatto Matteo Salvini, affiancato dai sindaci della Lega.
A parte la battuta «non sprecate un solo fischio per Lerner, non ne vale la pena», il leader del Carroccio ha duettato a distanza con Bossi: se per il Senatùr il nemico è ancora lo Stato centralista romano, per Salvini il peggiore di tutti i mali è l’Europa.
«Sono orgoglioso - ha chiosato Salvini - degli accordi siglati con Marine Le Pen e con la Russia. Lunga vita a Putin».
Senza tornare direttamente alla figura dello scomparso Carlo Azeglio Ciampi, Salvini dal palco di Pontida ha difeso davanti ai militanti della Lega la sua definizione di «traditore» affibbiata all’ex presidente della Repubblica nel giorno della sua morte.
«Gente così - ha sostenuto - sono traditori del mandato degli italiani. La lista è lunga. Napolitano, Prodi, Monti. Non dico Renzi, perché non è un traditore ma un burattino, un servo, uno schiavo dell’Europa».
Ampi servizi dell’inviato Pasquale Martinoli sulla Prealpina del Lunedì del 19 settembre.
© Riproduzione Riservata
Articolo Correlato: Pontida, riecco i duri e puri