IL DELITTO
«Buttò la moglie dalla finestra: 27 anni»
È la richiesta dell’accusa al processo per la defenestrazione della donna coreana in albergo
Quattro ore di requisitoria e alla fine una richiesta tutto sommato contenuta: 27 anni di reclusione per l’omicidio della moglie, defenestrata durante il viaggio di nozze in Italia.
Si è chiusa così la discussione del pubblico ministero Maria Cardellicchio martedì 12: Park Dahe non si è guadagnato neppure le attenuanti generiche, ma non merita il carcere a vita. Sulla sua colpevolezza secondo l’accusa non ci sono comunque dubbi: la prova chiave risiederebbe nella testimonianza delle schermitrici che il 17 maggio dell’anno scorso si trovavano all’hotel Ibis per partecipare a un raduno internazionale di scherma. Una sopratutto sarebbe il teste chiave. L’atleta - pure lei coreana come Park e Ann Jung Mee - fin dal tardo pomeriggio di quel giorno avrebbe sentito litigare i vicini di stanza. «Apri figlia di cane, apri la porta», avrebbe urlato Park alla sposina. Un’escalation di urla e insulti culminati intorno alle 22.30 in una richiesta di aiuto sia in coreano che in inglese. A quel punto la schermitrice si sarebbe affacciata alla finestra della camera attigua a quella della coppia e avrebbe assistito a una scena da film horror: Ann aggrappata per un braccio alla finestra nell’estremo tentativo di risalire usando la gamba destra e un uomo che con entrambe le mani spingeva verso il vuoto, premendo sul fianco destro della donna. «Cosa stai facendo?» avrebbe urlato l’atleta prima di correre a chiedere aiuto all’allenatore. Ma ormai era troppo tardi.
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