LA STATISTICA
Cadegliano Viconago il paese dei senza lavoro
Primo in classifica Istat per disoccupazione: il tasso arriva al 12,2 per cento. Ma il sindaco smentisce: a noi non risulta. Il dato provinciale è il peggiore in Lombardia: 9%
La provincia di Varese è in testa a una classifica relativa ai dati economici. Purtroppo però si tratta di quelli della disoccupazione, su cui il Varesotto batte tutti i territori lombardi attestandosi al 9% di persone senza lavoro contro una media regionale del 7,9% e a distanza siderale da Bergamo (5,8). Lo dicono le elaborazioni Urbistat sugli ultimi dati Istat a disposizione, in cui il cervellone elettronico ha ricavato pure i numeri paese per paese. E così si scopre che il Comune dove ci sarebbe il maggior tasso di disoccupazione è Cadegliano Viconago col 12,2%, seguito da Tronzano Lago Maggiore (11,6%) e Castello Cabiaglio (11,4).
Per quanto concerne i grandi centri, invece, in testa si trova Busto Arsizio. L’ex Manchester d’Italia, una città dove si trasferirono persone da tutta Italia perché il lavoro era sicuro, raggiunge il 10,4% di disoccupazione, seguita da Gallarate (10%). Al di sotto della media Varese (8,3%) e Saronno (7,9%). I più virtuosi invece sono Brinzio, Bedero Valcuvia e Lozza, tutti sotto il 6%.
Guardando i colori della cartina provinciale, si nota come a soffrire siano soprattutto la parte settentrionale e quella meridionale della provincia mentre, al centro, la situazione è migliore.
Certo, i numeri non sono il vangelo e vanno interpretati. Per esempio, tornando in cima alla graduatoria, il sindaco Arnaldo Tordi di Cadegliano Viconago non ci sta. La presunta disoccupazione non direbbe tutto. Un esempio: nel paesino balcone sul lago Ceresio, negli ultimi dieci anni la popolazione è aumentata del 15%, passando da 1.800 a 2.100 anime. Perché uno si trasferirebbe qui per poi non trovare lavoro? E quindi il primo cittadino spiega le motivazioni: «Mi sembra strano – afferma Tordi - che ci sia un dato così alto di disoccupazione, perché è vero che un po’ si è sentita la crisi della Svizzera, ma non in modo così devastante».
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