CASSAZIONE
Caianiello, condanna definitiva
Tre anni e interdizione dai pubblici uffici per l’ex presidente Amsc e l’architetto Miano
Tre anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Dopo una lunghissima giornata la Cassazione ha respinto i ricorsi presentati dagli avvocati dell’ex presidente di Amsc Nino Caianiello e dell’architetto Piermichele Miano, confermando la sentenza che la Corte d’Appello di Milano aveva emesso lo scorso 31 marzo. La sentenza è ora definitiva: dopo la lettura del dispositivo, avvenuta giovedì sera a Roma poco prima delle 21, resta solo da attendere le motivazioni, che saranno depositate più avanti.
Il pronunciamento mette la parola fine a un’odissea giudiziaria iniziata nel lontano 2004, quando Caianiello e Miano erano stati accusati dal costruttore gallaratese Leonida Emilio Paggiaro di aver incassato una mazzetta da 250 mila euro per velocizzare i tempi di realizzazione di un supermercato sull’area ex Maino. Era stato lo stesso Paggiaro a puntare l’indice contro l’architetto e l’allora presidente di Amsc, che all’epoca era già referente provinciale di Forza Italia. L’indagine condotta dal pubblico ministero della Procura di Busto Arsizio Roberto Pirro Balatto si era chiusa con il rinvio a giudizio per entrambi, da subito Paggiaro si era costituito parte civile nel processo chiedendo la restituzione dei soldi che aveva versato. Sia per Caianiello che per Miano, nel 2012 il processo di primo grado si era concluso con una condanna a 5 anni per estorsione. Inevitabile il ricorso in appello: la Corte aveva riqualificato il reato in concussione, condannato sia l’architetto che il presidente a 3 anni di reclusione, più l’interdizione dai pubblici uffici. I difensori erano quindi ricorsi in Cassazione, e la suprema corte aveva accolto i ricorsi e ordinato alla Corte d’Appello di rifare il processo, motivando meglio la sentenza in merito al presunto “abuso di qualità“ commesso dagli imputati. In parole povere, secondo la Cassazione non era chiaro quale all’epoca dei fatti potesse essere il ruolo di Caianiello nei confronti dell’allora giunta di Nicola Mucci, sindaco forzista di Gallarate da cui in ultima analisi dipendevano le autorizzazioni.
Nella sua sentenza dello scorso 31 marzo, la Corte d’Appello di Milano ha fornito le delucidazioni richieste: lette a giugno le motivazioni della sentenza dell’appello bis, a settembre i difensori di Caianiello e di Miano avevano presentato un nuovo ricorso in Cassazione. In tredici anni l’articolo 317 del codice penale (quello che appunto definisce il reato di concussione) era cambiato due volte: l’interpretazione della difesa era quindi che dovesse essere applicata la versione più favorevole agli imputati, e che quindi la sentenza di appello bis dovesse essere riformulata.
In due mesi la Cassazione ha fissato l’udienza, e ieri dopo cinque gradi di giudizio ecco la fine dell’odissea: ricorso inammissibile, confermata la condanna a tre anni e l’interdizione dai pubblici uffici.
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