AL LAC
Calderara senza ombre
Lo ricordano passeggiare per il centro di Milano un po’ dandy, nel suo doppio petto color cammello, la zazzera bianca e i baffi risorgimentali. Figura sempre lontana dai clamori ma di grande statura umana, proprio a Milano Antonio Calderara (1903-1978) muove i primi passi nel mondo dell’arte, da autodidatta, dopo avere abbandonato gli studi di ingegneria al Politecnico di Milano.
Nella sua autobiografia racconta dei primi anni difficili, di duro lavoro e rinunce, di studio degli antichi maestri, in particolare della tradizione lombarda e di Piero della Francesca, che ritornano nelle sue opere figurative come in quelle del periodo attratto.
A questo lungo percorso di ricerca è dedicata la retrospettiva in corso a Lugano, curata da Elio Schenini. Oltre 200 opere provenienti da musei e collezioni private europee evidenziano il legame tra i due momenti fondamentali del lavoro dell’artista: la pittura degli anni Venti e Trenta, contraddistinta da scene domestiche e paesaggi (specie del lago d’Orta dove Calderara aveva una casa oggi sede della fondazione che ne porta il nome) che riflettono l’attenzione al Divisionismo e all’esperienza milanese di Novecento e la scelta dell’astrazione alla fine degli anni Cinquanta.
Un cambio di rotta inizialmente osteggiato in ambito italiano e più apprezzato nel mondo tedesco e nordico, nato dall’incontro con la pittura di Mondrian e da vicende personali (la morte della madre e della figlia undicenne, la malattia) che lo spingono a una profonda ricerca spirituale e a dipingere «il niente che sia tutto, il silenzio, la luce. Vorrei dipingere l’infinito».
Un filo rosso già evidenziato nell’autobiografia di Calderara che vede la sua opera avere origine «nel mio bisogno di luce, la luce che, inconsapevole della sua importanza, è timida evidenza delle mie prime pitture, la luce che nel tempo si è man mano chiarita a me stesso e a se stessa, fino a diventare l’unica cosciente e responsabile protagonista della mia pittura».
Nell’ultima sezione della mostra i dipinti di Calderara dialogano con quelli collezionati dall’artista grazie a una fitta serie di scambi con colleghi amici, dimostrando le affinità e assonanze con le ricerche internazionali degli anni Sessanta e Settanta e nello stesso tempo la straordinaria singolarità del suo percorso.
Antonio Calderara, «Una luce senza ombre» - Lugano, Lac, fino al 22 gennaio da martedì a domenica ore 10-18, giovedì 10-22, 15/10 franchi, info 004158.8664230; fino all’8 gennaio sempre al Lac negli stessi orari si visita anche la mostra «Paul Signac - Riflessi sull’acqua»
© Riproduzione Riservata