LE SENTENZE
Camicie verdi assolte, condannato lo Stato
Gli imputati leghisti erano accusati di associazione paramilitare e attentato alla Costituzione: verranno risarciti dal ministero per la durata ventennale del processo. «Violati i diritti e le libertà fondamentali»
Il processo alle “camicie verdi” è durato vent’anni e si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati. La sentenza d’appello, favorevole come quella di primo grado ai 31 leghisti finiti sotto inchiesta, era stata pronunciata nel settembre scorso. «Non luogo a procedere» per la precisione. Capitolo chiuso? No, perché ora è arrivata una condanna, l’unica di tutta la vicenda giudiziaria: lo Stato deve risarcire gli imputati per la lunghezza dell’intero procedimento. A questo verdetto, abbastanza clamoroso non per la decisione ma per il semplice fatto che non conosce molti precedenti, i giudici della Corte d’appello di Bergamo - competente territorialmente dopo un avvio del processo a Verona - sono giunti a seguito del ricorso presentato dai legali di 16 imputati assolti tra cui il varesino Stefano Cavallin, ritenuto uno dei capi della “Guardia Nazionale padana”, ribattezzata appunto le “camicie verdi”. Gli avvocati varesini Attilio Fontana e Patrizia Esposito, avevano infatti invocato, per i loro assistiti, un ristoro del danno subito a causa della durata biblica del processo. E avevano presentato quindi il ricorso sulla base della convenzione internazionale che tutela i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo. Ricorso accolto, ora, con sentenza che riconosce agli imputati, ormai ex, scagionati da tutte le accuse, un risarcimento (ciascuno) pari a 7.360 euro, più gli interessi, più il rimborso delle spese processuali. I difensori avevano alzato la posta (non economica ma di presunte violazioni legate ai 20 anni di giudizio) un po’ più in alto; le loro richieste non sono andate tutte a segno. Ma la principale sì. Soddisfatto quindi l’avvocato penalista Fontana, già presidente del Consiglio regionale e sindaco di Varese: «È stato un processo che non avrebbe neppure dovuto incardinarsi e che ha avuto una lunghezza davvero eccessiva, a dimostrazione che quello dei tempi è veramente un problema della giustizia». Le “camicie verdi” erano accusate di aver dato vita ad una organizzazione paramilitare di stampo politico e di aver quindi attentato alla Costituzione. Agli albori dell’inchiesta, promossa dalla Procura di Verona, erano finiti nella lista degli indagati anche numerosi parlamentari della Lega Nord, subito poi esclusi per l’insindacabilità dei giudizi espressi dai componenti di Camera e Senato. Erano rimasti una trentina di imputati. Che adesso, dopo i verdetti di «non luogo a procedere» nel merito delle accuse, si vedono riconoscere il risarcimento per i tempi lunghi, troppo lunghi, del processo. La condanna è a carico del ministero di Grazia e giustizia.
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