DOPO MARONI
Cassani-Chiaravalli: disgelo
Due ore d’incontro e attestati di stima reciproca. L’autore: «Il sindaco è giovane, può cambiare tutto»
«Io non sono un belligerante. È stato un momento di panico, non volevo essere etichettato politicamente». L’autore e musicista gallaratese, Luca Chiaravalli, torna sull’incontro con il presidente regionale Roberto Maroni, in quella che lui stesso ha definito «una trappola dove mi sono sentito a disagio». Dopo la risposta del sindaco, Andrea Cassani, che aveva sottolineato lo scivolone comunicativo, ma confermato la stima artistica, il musicista ha chiesto e ottenuto un appuntamento a palazzo Borghi che è durato quasi due ore.
«Ci tenevo a chiarire che non ho inteso quel momento come una strumentalizzazione, piuttosto ho precisato che non ero lì per interesse politico, ma per pura casualità». Detto questo, il confronto con Cassani gli ha permesso di conoscere meglio il primo cittadino, tanto da spronarlo a «combattere contro tutto e tutti. È giovane ed ha la possibilità di cambiare davvero le cose». Parole che hanno rinnovato un rispetto reciproco mai messo in discussione. «Confermo ancora una volta che ho fatto bene a fare il suo nome per la Rosa Camuna. Tra le eccellenze ho presentato il suo esempio e quello dello sportivo Daniele Cassioli», conferma il leghista. La strada per la festa della Lombardia del 29 maggio a Cremona è dunque ancora percorribile, ma Chiaravalli sceglie il basso profilo, «sicuramente la merita più Cassioli, un grandissimo».
Se però alla fine il premio dovesse arrivare, l’outfit è già deciso. Niente simboli politici, piuttosto, «la maglietta dei Beatles. Il gruppo che mio padre, Ernesto, mi faceva ascoltare da piccolo. Ho avuto un imprinting di qualità e da lì con la musica non mi sono mai fermato». Guccini cantava che «a canzoni non si fan rivoluzioni», ma con la musica, secondo il gallaratese, si può dare una mano «alla collettività», spiega. «Se so che quel che so fare può essere di aiuto per una vera beneficenza, sono pronto a mettermi in gioco. Ma che sia qualcosa che possa far star bene le persone».
Ora non sarà una caccia all’evento per passare dalla teoria ai fatti, ma quella stretta di mano finale fa capire che, come spiega lo stesso artista, «quel che conta è l’individuo. A prescindere dal colore politico». Dai fiori di Sanremo, a quelli di Gallarate. Se son rose, fioriranno.
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