IL NEO SINDACO
Cassani, nel nome di Maroni
Poche ore di sonno e un lunedì pieno di chiamate. Anche da Guenzani e dal “governatore”: «Siamo il baluardo della Lega Nord in provincia»
«La chiamata più bella è stata quella di Roberto Maroni», sceglie Andrea Cassani tra tutte quelle ricevute all’indomani dell’ampio successo al ballottaggio. «Mi ha fatto i complimenti e mi ha detto che adesso Gallarate è il baluardo della Lega Nord in provincia di Varese». Già, perché se nel capoluogo il Carroccio abdica dopo ventitré anni di governo, qui torna a capo dell’amministrazione dopo altrettanti anni di astinenza. E contando che a Busto Arsizio il sindaco è espresso da Forza Italia, Palazzo Borghi diventa la roccaforte del rilancio leghista con un trentatreenne capace di vincere al primo colpo.
Intanto il suo primo intervento da sindaco fresco d’elezione - sebbene la proclamazione ufficiale sia in programma mercoledì 22 - è raccogliere appena fuori dal suo point i coriandoli lanciati qualche ora prima nell’esplosione di gioia per la vittoria. Sono le 5 di ieri, grida, pacche sulle spalle, abbracci e brindisi si concludono con il bicchiere della staffa assieme al gruppone di attivisti di centrodestra che non lo molla un attimo nell’appendice della domenica della grande conferma, e Cassani non vuole lasciare segni della festa sotto il portico di via Turati.
Sei ore scarse di sonno, dopodiché comincia l’inevitabile girandola di telefonate, interviste, saluti, rallegramenti, incontri e via dicendo, Con una piacevole sorpresa all’uscita di casa a mezzogiorno e un quarto: «Ho trovato fuori dalla cancellata due miei faccioni con scritto in grande “congratulazioni”». Due manifesti da campagna elettorale opportunamente cambiati e lasciati dall’entourage per rendergli omaggio.
E il Comune? A parte il rituale passaggio in aula consiliare allorché i dati dei seggi non ammettevano più possibilità di ribaltone, non c’è stato l’ingresso in Comune? «No, non sono ancora andato», afferma. «Mi hanno consigliato di aspettare la comunicazione. Comunque, a metà pomeriggio vado in centro e metto la testa dentro Palazzo Borghi per salutare i dipendenti». Intorno alle 16 arriva anche la telefonata dello sconfitto Edoardo Guenzani e, oltre all’onore delle armi, c’è il dettaglio della procedura. «Si è congratulato con me, mi ha fatto gli auguri, mi ha spiegato che fino a domani (oggi, ndr) dovrà svolgere le ultime incombenze da sindaco e che mercoledì ci sarà la mia proclamazione».
«Sarò sindaco a tempio pieno».
In mezzo a tutto ciò c’è il risveglio con la consapevolezza di aver raggiunto il risultato. Un sentimento di «soddisfazione» che avrebbe voluto immediatamente tradurre in azione. «Non ho paura di bruciare le tappe, ma capisco e rispetto le tempistiche», conclude. «Non mi spaventa la mia inesperienza, ma la scarsità di risorse economiche».
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