L’EVENTO
C’è Marina Abramovic ad Alba
Ad Alba, nel cuore delle Langhe, arriva Marina Abramovic, la straordinaria artista serba pioniera dell’art performance che - per fare solo un esempio - nel 2010 per 700 ore ha accolto personalmente ogni visitatore in una sala del Moma di New York per la performance «The Artist is present».
Giovedì 28 settembre ad Alba, alle ore 18 nel Coro della Maddalena (via Vittorio Emanuele II 19), Abramovic è presente all’inaugurazione della sua video-installazione «Holding the milk», che fa parte del progetto «The Kitchen, Homage to Saint Therese» del 2009 e sarà esposta fino al 12 novembre nel corso della Fiera del Tartufo (da martedì a venerdì ore 15-18, sabato e domenica 10-18, ingresso gratuito).
Venerdì 29 settembre alle 18.30 incontro pubblico con Marina Abramovic e possibilità di domande al Teatro Sociale «Busca» (piazza Vittorio Veneto 3, ingresso libero). L’evento è sponsorizzato dalla famiglia Ceretto famosa per i suoi vini.
«The Kitchen» è un progetto del 2009, costituito da nove fotoritratti e tre opere video (tra cui quello che si vede ad Alba Holding the Milk) girati nella cucina dell’ex convento La Laboral a Gijón, un monastero certosino ormai abbandonato dove un tempo le monache accudivano bambini orfani: l’opera rimanda alla vita della mistica Santa Teresa di Avila, intrecciandosi coi ricordi dell'infanzia dell’artista.
Come spiega la stessa Marina Abramovic: «La cucina di mia nonna è stato il fulcro del mio mondo: tutte le storie venivano raccontate in cucina, ogni consiglio sulla mia vita veniva dato in cucina, il futuro, contenuto nelle tazze di caffè nero, veniva letto e annunciato solo in cucina; quindi è stata davvero il centro del mio universo, e tutti i miei ricordi più belli nascono lì. L’ispirazione di questi lavori nasce dalla combinazione tra la rievocazione della cucina della mia infanzia, la storia di Santa Teresa d’Avila, e questa straordinaria cucina abbandonata piena di bambini, tutto insieme e nello stesso momento».
Per Marina Abramovic il corpo è sempre stato sia oggetto che strumento d’arte: esplorando e mettendo alla prova i propri limiti fisici e mentali, ha resistito e superato il dolore, lo sfinimento e il pericolo nella ricerca e desiderio di sperimentare la trasformazione emotiva e spirituale.
Abramovic è stata premiata con il Leone d’oro come miglior artista nel 1997 durante la Biennale di Venezia. Nel 2008 le è stata conferita la Austrian Commander Cross per il suo impegno e contributo all’arte. Nel 2010, negli Stati Uniti, ha avuto luogo la prima e più importante retrospettiva sul lavoro dell’artista. Nel 2014 ha completato, dopo 3 mesi di performance, il progetto «512 Hours» alla Serpentine Gallery di Londra.
L’artista ha poi istituito il Marina Abramović Institute (Mai), una piattaforma nata con l’intento di creare collaborazioni e relazioni tra pensatori di tutti i campi, dedicati a progetti immateriali e di lunga durata.
La sua ultima pubblicazione è «Attraversare i Muri» (Walk Through Walls: A Memoir, edito nell’ottobre 2016 da Crown Archetype), tradotta in Italia da Bompiani. La sua retrospettiva «The Cleaner» è stata inaugurata al Moderna Museet di Stoccolma lo scorso febbraio per poi passare al Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca, quindi ad Oslo presso l’Henie Onstad Kunstsenter, per arrivare a Bonn al Bundeskunsthalle e infine in Italia presso Palazzo Strozzi a Firenze.
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