IL CONCERTO
C'è molto da capire
Un teatro UCC esaurito tributa la meritata standing ovation a un Francesco De Gregori maturo, sereno e comunicativo. Con una band di altissimo livello
C’è quasi un’aura che circonda il Francesco De Gregori odierno, le sue apparizioni pubbliche, siano esse televisive o di fronte a un’audience circoscritta come quella di dieci giorni fa in occasione della consegna del premio "Le parole della musica". Il cantautore romano, oggi 63 anni, è un Principe nel vero senso della parola, dalla sua figura dinoccolata ed elegante emana un carisma che lo fa apparire anche più alto del suo metro e 90 e che conquista chi lo osserva parlare o esibirsi con la sua numerosa e affiatatissima band, come è accaduto martedì 26 in un UCC teatro di Varese esaurito già da tempo.
Certo, chi decide di spendere qualche decina di euri per assistere a un concerto difficilmente lo fa per un artista che non apprezza, ma il rapporto che si crea durante un concerto come quello dell’altra sera in piazza Repubblica va un po’ oltre il normale “do ut des” che regola il tacito scambio pubblico-artista: qui sta probabilmente la grande crescita del De Gregori uomo che, lasciate alle spalle le spigolosità del passato e gli atteggiamenti schivi, riesce a concedersi in modo più sereno, senza eccedere in intermezzi parlati e senza scadere nell’intrattenimento da simil-cabaret ma comunque elargendo piccole perle di comunicazione anche al di fuori del “cantato”. Come quando, probabilmente ricordando la recente intervista con il nostro Diego Pisati, ha introdotto “Buonanotte Fiorellino” (uno dei tanti classicissimi proposti ricalcando le versioni riarrangiate dell’ultimo, bellissimo “Vivavoce”): “Qualcuno crede che a me non piaccia sentire cantare il pubblico durante i miei concerti. Non è affatto vero, anzi, questa canzone “dovete” cantarla. Ma attenzione: servono intonazione, ritmo e occhio al cambio di tonalità”.
Un De Gregori comunicativo, simpatico ma soprattutto, appunto, carismatico, intorno al quale ruota un gruppo di altissimo livello che produce due ore di ottima musica, priva di virtuosismi fini a se stessi ma precisa, tecnicamente sempre apprezzabile e all’insegna dell’equilibrio tra i vari timbri musicali. Una band ricca di talento e consistente numericamente: tre chitarre (tra cui una pedal string guitar, senza contare l’acustica imbracciata quasi sempre dallo stesso De Gregori), tastiere, tre fiati (tromba, trombone e sax-flauto traverso), batteria, basso (quello del funambolico “capobanda” Guido Guglielminetti) e violino (Elena Cirillo, bravissima anche come corista), capace di regalare momenti di pathos (su tutte la versione piano-violino-voce della “Donna cannone” e una “Atlantide” quanto mai intensa) ma anche puntate nel rock’n’roll (“Il ‘56” “Niente da capire”), spruzzate latine (“Titanic”, “Sotto le stelle del Messico a trapanar”) e suggestioni jazz. Non manca l’omaggio al maestro di tanti cantautori made in Italy nella versione finale di Buonanotte Fiorellino ("Fiorellino #12&35", citazione esplicita da “Rainy Day Women #12&35” di Bob Dylan), c’è spazio per il ricordo dell’amico Lucio Dalla al termine di “Santa Lucia” che diventa l’intro di “Come è profondo il mare” (“Questo è un momento triste ma anche divertente, perché Lucio è stato una persona molto divertente”) e insomma alla fine, pur senza eccedere in gigioneggiamenti, il Principe riesce a conquistare il suo pubblico e tanti sono gli occhi lucidi in una platea dove gli over 50 erano forse in maggioranza ma che non si è fatta mancare qualche faccia decisamente più giovane. Applausi in crescendo, cori convinti soprattutto nel generoso set di bis concesso, che comprende oltre alle già citate “Donna Cannone”, “Il ’56” e “Fiorellino”, l’altra immancabile per eccellenza “Rimmel” e la cover di “A chi” di Fausto Leali. Una scaletta ricca ed eclettica, con tanti cavalli di battaglia ma anche uno spazio doveroso per brani più recenti (di una produzione che, a differenza di tanti colleghi, continua dopo oltre 40 anni a regalare momenti di altissimo livello), insomma una serata di grande, grande musica e di emozioni da ricordare.
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