IL CASO
C’è una sala fantasma da 200 posti
Si trova in via Magenta, fu realizzata nel 2001, nessuno l’ha mai utilizzata. Ora ci si riprova
È una di quelle storie nelle quali si preferisce ridere per non piangere. È la vicenda di una sala conferenze con 200 poltroncine in velluto, con tutti i comfort, costata 800mila euro ma mai utilizzata.
Proprio così: una struttura fantasma, inglobata nel sottosuolo dei palazzoni che l’Aler realizzò in convenzione col Comune quasi vent’anni fa fra via Magenta e via Pepe e che - a parte qualche iniziale assemblea condominiale - nessuno ha mai avuto la fortuna di sfruttare. Fino al punto che lo spazio, così come gli stanzoni che si trovano al pian terreno, è rimasto senza inquilini per la bellezza di diciassette anni.
Due i motivi principali dello scempio. Da un lato una criticità di natura catastale, per cui nell’iniziale accatastamento non tutta la proprietà è stata assegnata al municipio e ci sono voluti anni per predisporre un atto di cessione dall’Aler al Comune che sistemasse la faccenda dal punto di vista burocratico. L’altro nodo, invece, riguarda proprio l’agibilità della sala: infatti, mancando un utilizzo e quindi un controllo costante, durante un temporale ci sono stati allagamenti fognari che hanno comportato infiltrazioni pesanti, tali da creare dei danni non di poco conto ad arredi e collegamenti elettrici. Insomma, oltre a non utilizzare questa struttura, ci si è ritrovati anche con la necessità di rimetterla a posto con un conto salato - di alcune decine di migliaia di euro - da saldare.
È per questo motivo che tutti i tentativi di assegnare la sala e le stanze a qualche associazione sono naufragati, essendo i club (ad esempio gli scout, che hanno la sede di fronte e ai quali l’occasione fu offerta) non nelle condizioni di procedere all’investimento iniziale per poi scomputarlo dagli affitti.
La nuova giunta comunale, che ha ereditato come la precedente questo pasticcio, sta ora cercando di salvare il salvabile.
Stando alle indiscrezioni, un piccolo spiraglio si sarebbe aperto perlomeno per i saloni al pian terreno. In questo caso la locazione interesserebbe a una nota associazione cittadina (ma di livello nazionale) che organizza corsi di danze irlandesi e che potrebbe quindi installare qui uno dei suoi quartier generali in cui organizzare le lezioni. Per l’amministrazione è questa la via maestra da seguire: cominciare a rivitalizzare (e mettere a reddito) una parte della struttura per poi trovare un successivo accordo per rimettere in sesto e riutilizzare anche la sala da 200 posti.
Se il primo passo pare a portata di mano, per il secondo il percorso non è affatto spianato. Ma di certo c’è voglia di provare a cancellare un assurdo spreco che, anche se dall’esterno non si vede, resta lì a gridare vendetta.
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