L’ANNIVERSARIO
Un anno da vivere intensamente
Nel 2018 ricorrre il centotrentesimo anniversario della fondazione della Prealpina: festeggiatelo con noi
Guardate in alto, per favore. C’è una piccola macchia bianca nel colore nero della “A” della testata. Con un numerino. Anzi, un numerone a ben pensarci. Sono infatti 130 anni che esco in edicola. Io, La Prealpina, uno dei quotidiani più longevi d’Italia. Un pezzo di storia vivente.
Il 2 dicembre del 1888, per iniziativa del figlio del salumiere di via San Martino a Varese, il poco più che ventenne Giovanni Bagaini, vidi la luce col nome di Cronaca Prealpina.
L’editoriale del primo numero era un manifesto in qualche modo rivoluzionario: «L’unico programma di un giornale purchessia è quello di dire la verità, sempre e a chiunque, di usare giustizia a tutti e per necessaria conseguenza di non essere l’emanazione assoluta di un partito o di una casta». Rivoluzionario anche oggi, il concetto, e ne sono passati di anni.
L’Italia era una giovane monarchia e non aveva neppure gli attuali confini. Io ho attraversato la storia d’Italia, guardando il Paese e il mondo intero dal mio piccolo osservatorio nel nord ovest della Lombardia, la regione da sempre più popolosa e ricca di fermenti e innovazioni, e ha tenuto lo sguardo, da sempre attento, sia sul vicino Piemonte sia sul confinante Canton Ticino.
Ho tanta storia e tante storie alle spalle. Ho dato il mio contributo a far nascere e crescere questo territorio che, quando io non ero già più ragazza, è divenuto Provincia. Ma come accade a tutti quelli che nascono con l’argento vivo addosso, come mi volle il fondatore, io non mi soffermo troppo sugli allori conquistati e neppure sui momenti difficili.
Io guardo avanti. Forse è proprio questo il mio segreto. Quello che mi ha condotto fin qui. Superando tutte le difficoltà, sopravvivendo anche ai momenti bui. Alle crisi. Ai tentativi di farmi divenire altro da quello per cui sono nata. Devo dire di avere avuto dalla mia, oltre ad un ottimo patrimonio genetico e alla capacità di destreggiarmi, anche una certa dose di fortuna. Che è consistita soprattutto, diciamo, nell’aver stabilito un rapporto di profondo affetto con voi lettori (sì, lo so, che ci sono le critiche; che siete un pubblico da non prendere sottogamba; che qualche volta già i vostri bisnonni e voi pure vi siete fatti delle risate alle mie spalle e mi avete anche affibbiato dei soprannomi… lo so.
Non per nulla registro ogni giorno quel che accade e ho le orecchie e gli occhi ben aperti). Un affetto che non è venuto meno nemmeno nei momenti più complicati. E negli ultimi anni, con la crisi che ha investito anche l’editoria, ne abbiamo visti di momenti da far tremare le vene ai polsi.
Ma ho anche una ulteriore e non meno importante fortuna. Ho degli editori puri, vale a dire delle persone che sulla mia indipendenza e forza hanno investito la loro vita e il loro lavoro, e possono operare liberamente solo se io piaccio. Per questo io voglio piacere a voi che mi acquistate ogni giorno (e non importa se sulla carta, come accadeva esattamente 130 anni fa, o sulla mia gemella che trovate sui vostri tablet) e con questo garantisco la mia sopravvivenza e quella di tutti coloro che si danno da fare per tenermi in gamba, al passo con i tempi e attraente.
Dietro di me ci sono una famiglia di editori, le famiglie di giornalisti e di poligrafici e impiegati… una squadra che si batte ogni giorno perché la mia bellezza e utilità non risentano del passare del tempo. Ci sono stati anni, recenti, in cui qualche profeta di sventura (travestito da esperto di futuro) mi dava per morta e defunta, come tutti i giornali tradizionali, schiacciata dal peso dei nuovi media. Io però sono qui. Resisto, combatto, recupero posizioni e simpatie.
Certifico quel che scrivo. Lo garantisco ogni giorno. E se sbaglio, lo sapete, mi correggo e chiedo scusa. Mi hanno educata cosi. E correggersi è segno di forza non di debolezza.
Ogni giorno è una gran fatica, certo, ma non è il peso degli anni, è piuttosto il fatto che i tempi sono divenuti così frenetici che c’è sempre meno spazio per la lettura. E la moda del discorso frammentato ha creato una generazione di giovani che dovranno con volontà riscoprire il piacere di informarsi seriamente. Ma ne ho viste di cose cambiare in questo secolo e passa: mode tramontare, certezze vacillare, scenari che sembravano eterni cambiare con la velocità della luce. E io sono viva e sono qui.
Venite a prendermi, continuate a prendermi. Quest’anno poi, con la scusa del compleanno, le occasioni di festeggiare non mancheranno. Parola di Prealpina.
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