SICUREZZA
Ciclisti, l’incidente è quotidiano
Ogni giorno un investimento nel Varesotto. «Servono nuove piste, zone 30 e più rispetto»
Più piste ciclabili, “zone 30” ma anche pugno di ferro con gli automobilisti che non rispettano pedoni e ciclisti. È la ricetta di Leonardo Savelli, presidente di Fiab Ciclocittà Varese, per proteggere i ciclisti e ridurre gli incidenti che coinvolgono le bici. «Ma serve anche tolleranza e rispetto reciproco tra ciclisti e automobilisti», aggiunge Renzo Oldani, presidente della Società Ciclistica Alfredo Binda.
Che la sensibilità degli amministratori pubblici nei confronti del popolo della bicicletta sia cresciuta, è innegabile. Non passa giorno senza che qualche sindaco o assessore annunci la realizzazione di una nuova pista ciclopedonale, il prolungamento di una già esistente o l’avvio di un servizio di bike sharing. Ma è anche vero che non passa giorno senza che un ciclista venga investito da un’auto o da un camion. Chi lo dice? Lo dicono i numeri degli interventi del 118. Nel 2016 sulle strade della provincia di Varese le ambulanze hanno soccorso 357 persone che, in sella alle loro bici, sono state travolte da un veicolo a motore. Una media di 29,75 incidenti al mese, circa uno al giorno. Un dato confermato, anzi in lieve crescita, nel 2017: dall’inizio dell’anno alla fine di ottobre i ciclisti finiti in ospedale sono stati 305, quindi 30,5 ogni mese, uno ogni giorno.
Che cosa si può fare per invertire questo trend? «Bisogna fare come per le autostrade, dove per ridurre il numero di morti si è fatto ricorso ai tutor e alla Consulta, che ha messo attorno a un tavolo tanti attori che hanno steso nuove norme», dice Savelli, rappresentante dei “ciclisti urbani”, coloro che usano la bici per muoversi in città, magari per andare al lavoro, e non per sport. «Si veda l’esempio di Gallarate: con l’aiuto di Ivan Basso si è stilato un decalogo per il ciclista. Va bene, ma non basta. Tutti devono fare la loro parte, anche chi è responsabile delle infrastrutture e del rispetto delle regole».
Da qui la richiesta di realizzare rotonde o semafori, strumenti insomma per proteggere pedoni o ciclisti, ma anche di intervenire sul comportamento degli automobilisti, «perché chi sgarra non deve restare impunito. Il codice della strada parla chiaro, all’articolo 191: chi non dà la precedenza ai pedoni va multato (la sanzione va da 162 a 646 euro, ndr) ma ciò non avviene mai».
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