IL FENOMENO
Come ti batto il bullo
Uno su tre vittima dei prepotenti che agiscono in branco. La polizia: denunciare subito
Polizia contro il bullismo anche a Varese. In città la Questura sta lavorando sul fronte della prevenzione anche amplificando i dati raccolti dal Servizio di polizia postale e delle comunicazioni.
Spiegano dagli uffici di piazza Libertà che "su 15.268 ragazzi intervistati dal portale Skuola.net per la campagna educativa itinerante Una Vita da Social della polizia postale, ben un ragazzo su tre si è dichiarato vittima di episodi di bullismo. La fascia d'età più esposta si conferma quella compresa tra i 14 e 17 anni, dove i bullizzati sono quasi due su cinque".
Questi sono infatti alcuni dati della ricerca svolta dal portale per conto della polizia di Stato che certifica anche la crescita di bulli in rosa: una1 vittima su tre denuncia la presenza femminile tra gli aggressori.
Dalla ricerca emerge anche che i bulli agiscono soprattutto in gruppo (nel 72% dei casi) e tendono a preferire vittime dello stesso sesso. A dispetto delle notizie di cronaca degli ultimi tempi, il bullismo continua a svilupparsi soprattutto offline: l'87% delle vittime è stato infatti preso di mira esclusivamente o prevalentemente nella vita reale. Episodi di bullismo on line colpiscono invece in misura maggiore rispetto alla media le femmine rispetto ai maschi, ma anche gli intervistati nella fascia d'età compresa tra gli 11 e i 13 anni. Dai dati emerge una certa difficoltà per le vittime a parlare degli atti di bullismo subiti: uno su tre non ne parla con nessuno.
Il motivo è soprattutto la vergogna (30%), seguito dall'esigenza provata di farsi giustizia da soli (24%), anche se sono soprattutto i maschi ad ammettere di essersi "vendicati" nei confronti del bullo.
Fra i 14 e i 17 anni cresce la percentuale di vittime nel silenzio, mentre tra gli 11e i 13 anni si registra una maggiore propensione a confidarsi con gli adulti di riferimento (genitori, professori...): in media il 42% delle vittime di bullismo si confida con i genitori. Neanche chi ha assistito ad atti di bullismo ama parlarne: uno su quattro è rimasto in silenzio. Il motivo, confessa il 44%, di questa omertà è molto semplice: "Mi hanno insegnato a farmi i fatti miei".
I dati in nostro possesso - dichiara Antonio Apruzzese, direttore del Servizio di polizia postale e delle comunicazioni - e la nostra esperienza nelle scuole a diretto contatto con gli studenti, confermano ancora di più quanto il fenomeno sia diffuso tra i minori.
Diventa sempre più preoccupante il bullismo al femminile, che vede coinvolte sempre più minori in gravi episodi di violenza ai danni di coetanee. L'unica arma veramente efficace - conclude Apruzzese - è un'incisiva campagna di sensibilizzazione e prevenzione per i ragazzi e di formazione informazione per insegnanti e genitori, che spesso sottovalutano il problema".
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