RIVOLTA
Compagni di cella
Il sindaco di Lonate in cella con il presunto assassino di Lidia Macchi e l’angelo della morte Cazzaniga
Cos’hanno in comune il sindaco Danilo Rivolta, il presunto assassino di Lidia Macchi Stefano Binda e il viceprimario Leonardo Cazzaniga, accusato di essere l’angelo della morte del pronto soccorso? Una cella. Quella del carcere in cui, da epoche diverse, sono detenuti insieme. È il prezzo del sovraffollamento penitenziario di cui tanto si parla e non ci sono sconti nemmeno per gli indagati coi colletti bianchi. Un loculo di poco meno di nove metri quadrati, con un letto a castello di tre piani e un tavolino a ridosso. Tutti e tre, in piedi, non ci stanno. Uno di loro deve sempre sdraiarsi per consentire ai coinquilini di muovere almeno un passo. Di buono c’è che li accomuna la cultura, di certo non mancheranno argomenti su cui discettare. Martedì 24 il consigliere regionale Luca Marsico, rinomato avvocato, si è recato in via per Cassano per far visita a Rivolta e così ha incontrato tutti e tre. Marsico, così come previsto dalle sue funzioni, voleva sincerarsi delle condizioni in cui si trova il capo dell’esecutivo lonatese caduto in disgrazia.
«Non bisogna abbandonare nessuno, al di là della presunta innocenza o colpevolezza. Sarà la magistratura ad acclarare le sue responsabilità, ma ritengo che umanamente si debba portare sostegno a chiunque si trovi in difficoltà, non bisogna girare le spalle a chi, magari, si è portato in palmo di mano fino a quando tutto andava bene. Un comportamento, questo, a cui si assiste spesso», osserva Marsico. «Ovviamente non siamo entrati nel merito della vicenda giudiziaria, ma l’ho trovato sereno, l’impressione che ho avuto è di avere davanti un uomo in pace con se stesso. Il che non significa né che sia colpevole né che sia innocente, ribadisco. Mi pare comunque che la condivisione degli spazi con gli altri due concellini funzioni bene».
Le indagini - e gli interrogatori - sugli episodi corruttivi in cui è coinvolto Rivolta proseguono, quelle su Cazzaniga si sono chiuse venerdì, mentre Binda è già a processo. Posizioni diverse, reati differenti in differenti contesti. Ma il loro destino si è fatalmente incrociato.
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