L’INDAGINE
«Condannate i vertici di Kaleidos»
La società vicina alla Compagnia delle Opere si aggiudicava sistematicamente gli appalti regionali
«La comune adesione alla Compagnia delle Opere, che è propaggine economica di Comunione e Liberazione, permetteva alla Kaleidos di penetrare attraverso le aderenze politiche nel mercato delle commesse pubbliche».
Basta l’incipit della requisitoria del pubblico ministero Luigi Furno per tirare le fila di tutta l’indagine: lunedì 19 giugno il pm e il collega Nicola Rossato hanno chiesto condanne pesanti al netto dei reati caduti in prescrizione: per D.T. e T.T. - che stavano ai vertici dell’autonoleggio per aziende private e pubbliche - rispettivamente tre anni e tre anni e due mesi.
Tre anni di richiesta anche per la funzionaria Aler A.B., due anni per tutti gli altri.
Nel frattempo sono caduti alcuni capi di imputazione, per i quali la Regione si era costituita parte civile, per effetto di una transazione economica. La Lombardia - che è rappresentata dall’avvocato Sonia Salvioni - quindi avanza richieste risarcitorie solo nei confronti della società Adl automotive.
«Ciò che è emerso in dibattimento - ha sottolineato il pm Rossato durante la sua tranche di requisitoria - è l’incompetenza dei funzionari regionali che avrebbero dovuto essere i soli a gestire i bandi e i fondi».
Già, perché a parere dell’accusa la società sceglieva direttamente a chi concedere le commissioni, sulla base di un comune denominatore: l’appartenenza a Comunione e Liberazione. Kaleidos dettava insomma le linee per configurare gare su misura ad amici, consigliava i funzionari regionali sulle condizioni da includere negli appalti, a volte chiedeva che si alzasse la base d’asta per intascare di più, così da vincere senza concorrenza. Le irregolarità contestate sono state riscontrate dagli inquirenti scartabellando tra i messaggi di posta elettronica che gli imputati si scambiavano. Agli atti c’è una abbondante mole di mail a comprovarlo.
«Kaleidos era la regia, era una stazione appaltatrice occulta», hanno ribadito i pm.
L’indagine aveva sconquassato l’ambiente di Cl nel 2013 partendo da Milano: il fascicolo però fu trasferito alla procura di Busto Arsizio per competenza territoriale.
Il collegio presieduto dal giudice Maria Greca Zoncu (Rossella Ferrazzi e Giovanni Falessi a latere) tornerà in aula settimana prossima per ascoltare le requisitorie degli avvocati della difesa. La sentenza è attesa per fine mese.
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