L’INCHIESTA
Coreano scagionato da un video
Morte in albergo: riprese mostrano un lenzuolo che cade prima della moglie dell’indagato. La pista dell’incidente prende corpo
«Io amavo mia moglie profondamente, non le avrei mai fatto del male»: piangeva la mattina di giovedì 2 febbraio il cinquantaduenne Dahe Park, mentre pronunciava queste parole ai giudici del riesame, in quella lingua impossibile che è il coreano, così poco diffusa da dover differire l’udienza di due settimane alla ricerca di un interprete.
«Datemi gli arresti domiciliari, sono innocente e non scapperei mai anche per una questione di onore: in Corea tornerò solo e se verrà dimostrata la mia assoluta innocenza. Per questo voglio andare davanti alla Corte d’assise, per potermi difendere».
E proprio da ieri un video tratto dalle telecamere di sorveglianza dell’albergo dove su moglie morì precipitando dalla finestra della loro stanza dell’Hotel Ibis, potrebbe scagionarlo: nelle riprese si nota cadere dalla finestra un lenzuolo e poco dopo la donna, che forse stava mangiando sul davanzale.
Articolo sulla Prealpina di venerdì 3 febbario.
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