IL PERSONAGGIO
Corona studia da prof. Di scatti
Il "sorvegliato" ospite di Exodus potrebbe insegnare fotografia. Confidenza all'avvocato: "Qui mi trattano benissimo"
Insegnare in una scuola di fotografia. Potrebbe essere questo il programma di riabilitazione di Fabrizio Corona, uscito dal carcere quattro giorni fa e ora affidato temporaneamente ad una delle comunità Exodus di don Antonio Mazzi, a Lonate Pozzolo. A riferirlo è l’avvocato Ivano Chiesa, difensore di Corona assieme alla collega Antonella Calcaterra, che domenica 21 giugno ha fatto visita all’ex re dei paparazzi nella sua nuova “casa” che condivide con una decina di ragazzi e sei operatori e dove si sta “riprendendo".
Il legale ha spiegato che “Fabrizio è sciupato: è dimagrito molto, almeno sei chili in tre mesi” ma ora comincia a “stare un pò meglio".
I due, davanti a un caffè, si sono intrattenuti per un’oretta e, come ha riferito l’avvocato, Corona gli ha confidato di essere stato accolto in comunità “come un figlio".
“Ringrazio tutte le persone che lavorano qui”, mi ha detto - ha proseguito Chiesa - “con me sono gentilissime”. Insomma si trova bene anche se è sempre un pò teso - ha aggiunto il difensore - in quanto il provvedimento della sorveglianza è temporaneo “e se non viene confermato è un guaio”.
Quanto al programma di riabilitazione ora ne è stato stilato uno “generale” (è sul tavolo del magistrato da qualche giorno) che prevede un periodo di osservazione in modo da essere “individualizzato” e cioè modulato sulle attitudini, in questo caso, di Corona.
“Molto probabilmente - è la previsione di Chiesa - lo utilizzeranno nel settore della fotografia. Magari come insegnante in una scuola”. Giovedì scorso il giudice della Sorveglianza di Milano Giovanna Di Rosa, ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Chiesa e Calcaterra, una prima volta bocciata da un altro magistrato, e ha disposto per l’ex fotografo dei vip l’affidamento in prova ai servizi sociali temporaneo che dovrà essere confermato da un collegio di giudici.
Affidamento che è stato concesso per una serie di ragioni, alcune tecniche e giuridiche, altre relative all’assenza di pericolosità sociale e al suo passato di tossicodipendenza.
In comunità sconterà la pena residua non sospesa - circa cinque anni -, e si dovrà attenere ad una serie di prescrizioni: non potrà uscire ma potrà comunicare al telefono, anche se con alcune restrizioni e potrà incontrare, ovviamente, i suoi legali e, con l’autorizzazione, parenti e amici più stretti.
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