IDEE
Così sopravvive l’albero di Natale vero
Ora che le feste sono finite, che cosa si fa dell’albero di Natale vero, dell’abete naturale acquistato dal vivaista per creare la giusta e profumata atmosfera?
Alcuni negozianti li riprendono volentieri, per essere sicuri che gli alberi continuino a crescere e a star bene. Ma c’è anche la possibilità di donarli ai centri di raccolta indicati dai vivaisti o dai Comuni, che provvederanno al recupero della pianta o al suo smaltimento se dopo un mese di addobbi e luminarie non è più in buone condizioni. L’importante è trattare l’abete con rispetto e non sbarazzarsene nell’umido o per strada.
Chi invece preferisce tenerlo con sé ha due opzioni: spostarlo col suo vaso sul balcone, oppure se si ha un giardino ripiantarlo. Il balcone non è la scelta ottimale perché non è detto che le condizioni climatiche siano adatte. L’abete rosso, la varietà più utilizzata come albero di Natale, cresce solo sull’arco alpino e in alcune zone dell’Appennino tosco-emiliano. Ciò vuol dire che ha bisogno di un’altitudine superiore ai mille metri: tenerlo sul terrazzo di casa, magari esposto a sud, potrebbe provocare alla pianta reale sofferenza.
Ecco che la messa a dimora, avendo a disposizione un giardino, è la soluzione più giusta. Ma come si fa?
Intanto bisogna capire se l’albero è provvisto di radici: sarebbe sempre meglio sceglierne uno così perché in questo modo ha molte più probabilità di attecchire. Poi bisogna capire dove piantarlo: il luogo deve essere spazioso per permettere alle radici di ancorarsi e alla chioma di espandersi.
A questo punto si prepara il terreno scavando una buca di almeno un metro di diametro e settanta centimetri di profondità. Dopo aver rimosso con delicatezza l’abete dal vaso, lo si colloca nella buca che va chiusa con la terra. Una volta sistemato il tutto, è bene aiutare la pianta a star dritta con qualche sostegno, in modo da favorire una crescita corretta. Ora non resta che aspettare. Essendo l’abete resistente, soprattutto se dotato di radici, le possibilità di vederlo crescere forte non sono poche. (c.c.)
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