Fmi
Cottarelli: la disuguaglianza ha ucciso l'era d'oro della crescita
E avverte: non sono sicuro che cause crisi Usa siano venute meno
Roma, 22 gen. (askanews) - Gli esuberanti tassi di crescita dell'economia globale negli anni precedenti alla crisi potrebbero essere una "epoca d'oro" destinata a non ripetersi, ha avvertito Carlo Cottarelli, che siede per conto dell'Italia nell'executive board del Fondo moneatrio internazionale. Oggi politiche economiche e governi i trovano di fronte il dilemma di dover "scegliere tra accettare una crescita più bassa, oppure puntare ad una espansione più alta ma con più rischi, alimentata da politiche monetarie ultra espansive, che è un po' la raccomandazione del Fmi".
"Personalmente - ha ammesso intervenendo ad un convegno organizzato dallo Iai a Roma - io preferirei accettare una crescita più bassa". Ad ogni modo il problema di fondo, secondo Cottarelli è che "c'è una carenza cronica di domanda aggregata, collegata ai forti cambiamenti nella distribuzione del reddito nei paesi avanzati ed emergenti a favore dei più ricchi".
Perché si è infatti "invertita la tendenza degli anni precedenti", che a cui si era assistito fino agli anni '80 del secolo scorso in cui all'opposto il reddito tendeva a ripartirsi sempre più equamente. "Oggi ad esempio negli Usa l'1 per cento della popolazione più ricca ha il 20 per cento del reddito, laddove agli inizi degli anni 80 aveva l'8 per cento".
Il fenomeno si è accentuato con la globalizzazione, in cui le grandi economie emergenti, come la Cina, offrivano ingenti masse di lavoratori a fronte di una capacità di investire e di capitali molto più esigue: "Si è ridotto il rapporto di remunerazione del capitale sul lavoro e questa redistribuzione dei redditi, a favore dei più ricchi, rende insufficiente la domanda aggregata". Perché ovviamente un numero esiguo di persone più ricche non potrà mai consumare gli stessi volumi di beni di un numero molto più ampio.
"Se fosse così - ha rilevato Cottarelli - non si tratterebbe di una questione facile da risolvere. Bisognerebbe rivedere la distribuzione del reddito". Ma in una economia globalizzata governare un processo simile con un coordinamento internazionale, che da anni non si vede, è ovviamente difficile anche solo da ipotizzare. "Quindi l'economia globale resta esposta a rischi significativi". E l'economista non ha mancato di lanciare un avvertimento: "non sono sicuro - ha detto - che le ragioni alla base della crisi dei mutui subprime negli Usa siano venute meno".
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