INSUBRIA
«Cultura unica salvezza»
A Como l’inaugurazione del diciannovesimo anno accademico dell’Ateneo. Il rettore Coen Porisini: «Sfuggire i populismi»
Università degli Studi dell’Insubria, atto di nascita ufficiale del diciannovesimo anno accademico. La cerimonia si è svolta nella mattinata di lunedì 20 febbraio - in nome dell’alternanza con Varese - nella sede di Como, nell’Aula Magna del Chiostro di Sant’Abbondio.
Oltre al Magnifico rettore Alberto Coen Porisini, nell’occasione hanno parlato il prorettore Alberto Colangelo, il rappresentante degli studenti,Lorenzo Santambrogio e il rappresentante del personale tecnico-amministrativo Catia Imperatori. Infine la prolusione del professor Alberto Setti.
«L’inaugurazione dell’anno accademico - ha detto Coen Porisini - è l’occasione solenne di incontro della comunità accademica formata dai docenti, dal personale e dagli studenti, ma al contempo è il momento ufficiale di incontro tra l’Ateneo e i rappresentanti della società e dei territori in cui operiamo. È un’occasione di confronto nella quale condividere alcune riflessioni generali relative alla nostra società, al nostro sistema universitario e più in particolare al nostro Ateneo. A seguito della crisi finanziaria del 2007 il mondo è entrato in recessione e il nostro Paese è entrato in una crisi di cui non si vede la fine. Alcune stime dicono che l’Italia non tornerà ai livelli pre-crisi prima del 2024 in termini di Pil o addirittura prima del 2032 in termini di consumi.
Le ricette per uscire dalla crisi proposte in questi anni, basate essenzialmente sullo slogan “lacrime e sangue” ossia il taglio indiscriminato della spesa pubblica, hanno prodotto ulteriori danni trasformando una crisi finanziaria in una crisi economica dapprima, sociale poi e culturale identitaria, oggi.
Il risultato è che oggi l’Euro è messo in discussione, l’Europa è messa in discussione, i populismi si rafforzano ogni giorno e le ricette proposte sono sì diverse dal “lacrime e sangue” ma rischiano di essere peggiori perché basate sull’idea che per salvarsi ci si debba dividere se non addirittura contrapporre.
È evidente come solo la cultura possa fornire gli strumenti per arginare una deriva populista altrimenti inarrestabile. Una cultura che sappia dare risposte sul piano identitario, sociale ed economico. Una cultura basata sui concetti di progresso, di crescita, di innovazione, di formazione, di merito».
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