Cyber Security
Cyber security e trasformazione digitale alla Sapienza
Cosa si è detto all'evento di Nòva 24 in collaborazione col Cini
Roma, 22 nov. (askanews) - Pubblica Amministrazione, settore privato e mondo della ricerca si stanno sforzando di definire un approccio di sistema alla cyber security, dal momento che affrontare questo tema è sempre più fondamentale non solo per portare a buon fine il necessario processo di digitalizzazione delle imprese, ma anche per difendere e mantenere il Paese nel mondo globalizzato.
È stato questo il fil rouge degli interventi che questa mattina si sono susseguiti presso l'Aula Chiostro della Facoltà di Ingegneria dell'informazione, Informatica e Statistica dell'Università La Sapienza di Roma durante un evento sull'evoluzione della sicurezza nell'ecosistema 4.0.
Il convegno, moderato da Luca De Biase, è stato organizzato da Nòva 24 - Il Sole 24 Ore in collaborazione con il Centro di Ricerca di Cyber Intelligence e Information Security (Cis) della Sapienza, il Laboratorio Nazionale di Cyber security del Cini, Unindustria e con la partnership di Ibm, Tim e Audi. Il seminario ha inoltre rappresentato la seconda tappa di un roadshow iniziato a Milano il 2 ottobre con focus sull'impresa.
Dopo i saluti di benvenuto, il primo intervento è stato tenuto da Gianfilippo D'Agostino, vicepresidente di Unindustria con delega alla Trasformazione digitale, che ha sottolineato come "oggi le parole d'ordine da tenere a mente sono cyber sicurezza e semplificazione. Apparentemente si scontrano, perché per avere maggiore sicurezza serve adottare nuove misure e competenze e operare investimenti, ma è questa sfida che ci si trova a dover affrontare", così come, ha aggiunto "è fondamentale ripensare i modelli organizzativi delle imprese, partendo da ruoli fondamentali come Cio e Ciso".
Oggi, ha rilevato, "quasi tutte le aziende affidano i loro dati e buona parte del processo produttivo e amministrativo a strumenti digitali connessi alla rete. Quindi, questi processi, se non sono adeguatamente protetti, rischiano di diventare accessibili e, di conseguenza, violabili", ha sottolineato D'Agostino, che ha continuato: "Alcune stime ci dicono che nel 2016 gli oggetti connessi alla rete erano circa 14miliardi, ma la cifra potrebbe arrivare fino a 100 miliardi nel 2020. Quello che chiamiamo attualmente ecosistema 4.0, richiede dunque grandi investimenti, non solo per gli applicativi ma anche per la messa in sicurezza. La cyber security diventa dunque essenziale e deve essere parte di un quadro di valore più ampio che includa sia la gestione del rischio sia lo sviluppo della cosiddetta fiducia digitale. Quest'ultima - ha concluso il vicepresidente di Unindustria - non è né una tecnologia né un processo, ma un risultato dato da relazioni sicure e trasparenti nonché dall'impegno tra impresa, partner, clienti e dipendenti".
Per Antonio Samaritani, direttore generale dell'AgID - Agenzia per l'Italia digitale, "c'è in questo momento un forte disallineamento tra la percezione della sicurezza e della trasformazione digitale da espletare come meri adempimenti, quando in realtà si tratta di temi assolutamente fondamentali".
Francesco Teodonno, Security Leader di Ibm Italia, si è concentrato su come l'intelligenza aumentata può potenziare l'efficacia della cyber security. "Nella lotta contro il cyber crime", ha rimarcato, "gli analisti di sicurezza devono agire in modo sempre più rapido e preciso. Per le imprese diventa quindi fondamentale avvalersi di tecnologie, soluzioni e competenze d'avanguardia".
L'oculata gestione degli attacchi cibernetici, ovvero il "Cyber Risk Management", è ormai un driver imprescindibile per lo sviluppo "sano" di un'azienda e dell'intero Paese. Su questo punto Roberto Baldoni, direttore del Cis Sapienza e del Laboratorio Nazionale di Cyber security del Cini, ha lanciato un vero e proprio appello al cittadino, primo vero difensore di se stesso e dei suoi dati nel cyber spazio: "Capire che far parte del cyber spazio comporta dei rischi, per sé e per gli altri, è una presa di coscienza fondamentale per implementare qualsiasi misura di sicurezza. Dobbiamo essere pronti - ha avvertito - a monitorare come cittadini, imprese, e come pubblica amministrazione, il nostro mondo digitale. Tenere sotto controllo i nostri dispositivi, aggiornare i software, conoscere le nostre eventuali vulnerabilità in un processo senza fine di gestione del rischio informatico".
Quanto sia invece importante il cloud computing inteso come abilitatore dei servizi di ICT Security e Data Protection lo ha detto nel suo intervento Leopoldo Genovesi, ?ad di TI Trust Technologies (Gruppo Tim). "Il cloud computing managed - ha commentato Genovesi - contribuisce a mitigare il cyber risk", ricordando inoltre le molte novità in arrivo con il nuovo regolamento privacy e la direttiva Nis.
A chiudere i lavori e a trarre le considerazioni finali sul tema Alberto Tripi, delegato di Confindustria per la cyber security. "Nel prossimo futuro il prodotto sarà importante almeno quanto i dati che servono per venderlo. E i colossi del web, che queste informazioni le hanno, sono avvantaggiati su questo terreno. Per questa ragione c'è un po' di paura nelle imprese rispetto al futuro, ma le aziende devono imparare a governare questo cambiamento. È possibile farlo e, questo obiettivo si avvicina creando momenti di divulgazione su questi temi".
(Fonte: Cyber Affairs)
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