LA VIOLENZA
Domiciliari all’aggressore del dirigente
Dipendente interrogato dal gip: «Ero nel mirino, ho perso la testa ma non volevo ucciderlo». La difesa: è incensurato e pentito, mandatelo a casa
«Io mi sentivo perseguitato, non volevo uccidere. Solo ho perso la testa, mi scuso per quello che ho fatto». Accompagnato dall’avvocato Davide Toscani, oggi, mercoledì 6 settembre, Filippo Mazzitelli è comparso per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Piera Bossi.
L’impiegato della Stie che lunedì mattina aveva aggredito a calci e pugni il suo direttore, oggi ricoverato in coma nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Legnano, ha spiegato di aver perso la testa perché si sentiva sottoposto a una pressione ingiustificata.
Prima le ferie negate, poi il provvedimento disciplinare: lui alla fine non ci ha visto più e ha cominciato a picchiare. Toscani ha quindi chiesto al giudice di derubricare l’accusa di tentato omicidio che era stata mossa dal pubblico ministero Luigi Furno in quella di lesioni gravi. e lo stesso pm ha acconsentito anche perché Mazzitelli è incensurato. Il gip si è riservato una decisione e alle ore 19 ha concesso i domiciliari all’indagato.
Le condizioni dell’aggredito, Vezio Guidobono , varesino di 53 anni, restano però gravi. Nella mattinata i medici dell’ospedale di Legnano avevano ipotizzato di modificare la terapia del coma farmacologico per tentare una valutazione di eventuali danni neurologici, ma hanno deciso di attendere.
A preoccupare i medici sono soprattutto gli effetti dei colpi che il dirigente ha ricevuto alla testa, quando ormai era già incosciente, a terra. Stando ai testimoni, quando questi sono entrati nell’ufficio, Guidobono era a terra, privo di conoscenza, mentre Mazzitelli era in piedi davanti a lui e lo prendeva a calci sul volto.
Articolo sulla Prealpina di giovedì 7 settembre.
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