LA QUERELLE
Don Mazzi bacchetta il sindaco
«Noi lavoriamo, lui non s’accorge. Avrei perso tempo ad incontrarlo ancora»
Don Antonio Mazzi ti guarda subito storto, gioca a fare il burbero. Poi entra a bomba sul tema dell’intervista: Exodus a Gallarate.
Dalla sede della fondazione al Parco Lambro di Milano cerca di riannodare i fili di un discorso che, per lui, non si è mai interrotto, nonostante il sindaco Andrea Cassani sia nel pre, sia nel post elezioni abbia usato parole tutt’altro che tenere nei confronti della onlus che lui rappresenta e che è profondamente radicata in città. Ultima puntata, dopo l’assenza al pranzo di Natale e il non rinnovo della convenzione per i lavori socialmente utili ai profughi, le dichiarazioni del primo cittadino nell’intervista alla Prealpina di settimana scorsa: «Lo sto ancora aspettando», riferendosi all’incontro di luglio con il sacerdote sul ruolo delle cooperative e l’utilizzo della manodopera locale.
Quasi come dire: tante chiacchiere, poca sostanza.
Lavoro importante
Prima di rispondere a quest’altro attacco il sacerdote si schiarisce la voce: «Scrivi pure che don Antonio - parla in terza persona - si è reso conto che avrebbe perso tempo ad andare dal sindaco e ha cominciato a lavorare sulle cose dette in quell’incontro.».
E i posti di lavoro per i gallaratesi ai quali il sindaco tiene così tanto?
«In sette anni - questa è la risposta del responsabile locale Roberto Sartori - abbiamo assunto ventotto dipendenti di cui solo quattro sono extracomunitari».
Intervista sulla Prealpina di mercoledì 15 febbraio.
© Riproduzione Riservata