Draghi la colomba scaccia l'orso e rassicura sulle banche italiane
"Hanno alte garanzie e non chiederemo nuovo capitale"
Roma, 21 gen. (askanews) - Alla prima uscita ufficiale del 2016, il presidente della Bce Mario Draghi ha letteralmente preso il toro per le corna, o forse sarebbe meglio parlare di orso, affrontando con energia i due principali problemi economici di questo inizio d'anno. Primo, la congiuntura che sta evolvendo meno bene di quanto si sperasse, e per cui ha annunciato che già a marzo il direttorio "riesaminerà" le misure di stimolo, che pure sono state potenziate appena un mese e mezzo fa. Secondo, è intervenuto sull'alta tensione che nelle ultime sedute di Borsa si era addensata sulle banche, in particolare su quelle italiane, spazzando via speculazioni e allarmismi sullo spinoso problema dei crediti deteriorati.
"Non c'è nulla di nuovo - ha chiarito il capo della Bce, istituzione che dallo scorso anno ha anche il ruolo di autorità di vigilanza centrale sul settore - le banche italiane hanno accantonamenti simili a quelli dell'area euro e hanno anche un alto livello di garanzie e collaterali". Le analisi che si stanno facendo "non porteranno a nuove richieste di accantonamenti, né di raccolta di nuovo capitale", oltre a quelle che erano state già avanzate nella valutazione complessiva del settore effettuata nel 2015.
Parole nette che hanno avuto un immediato effetto sui mercati. Le Borse hanno segnato accelerazioni, in particolare Piazza Affari dove il Ftse-Mib è arrivato a superare il più 3 per cento. Le banche hanno messo a segno impennate esuberanti, termine che però non basta a descrivere quello che è accaduto su Monte Paschi di Siena. Meglio i semplici numeri: ha sfiorato il più 42 per cento, dopo diverse sedute in caduta libera.
L'euro intanto ha segnato un netta moderazione, finendo brevemente sotto quota 1,08 sul dollaro, laddove in precedenza fluttuava poco sotto 1,09, per poi ritracciare in parte a 1,0813 nel pomeriggio.
"Sappiamo benissimo - ha detto Draghi - che la gestione dei crediti deteriorati richiederà tempo". E in generale la migliore risposta "è assicurare che il settore bancario è resistente e sono fiducioso che tutte le misure prese, sia in Europa che nel mondo, hanno prodotto un settore ben più forte di quanto lo fosse prima della crisi". Sulla tensione delle ultime sedute, Draghi ha parlato di una "percezione significativamente confusa" degli operatori, laddove "ci sono ottimi motivi per tornare alla normalità". Peraltro "finora non abbiamo visto segni di potenziale instabilità come quelli visti prima della crisi".
Tuttavia, e questo è l'altro grande aspetto su cui il capo della politica monetaria europea si è fatto sentire, quello macroeconomico, il problema della tensione dei mercati c'è. Ed è uno dei fattori che ha pesato sull'indebolimento delle prospettive di questo inizio d'anno. "I rischi al ribasso sono aumentati", ha ammesso Draghi che ha citato "le prospettive di espansione delle economie emergenti, la volatilità dei mercati finanziari e delle materie prime e i rischi geopolitici".
"Al nostro prossimo incontro a marzo - ha quindi promesso - sarà necessario rivedere ed eventualmente riconsiderare la nostra linea, quando saranno disponibili le nuove previsioni economiche dei tecnici". Significativamente poi, il banchiere centrale ha rilanciato la "foward guidance", le indicazioni che la Bce fornisce sulle sue stesse previsioni future dei tassi, specificando che "ci attendiamo che restino bassi per un protratto periodo di tempo". Infine, ma non ultimo, il presidente ha riferito che la linea odierna è stata decisa all'unanimità dal consiglio, allontanando così le speculazioni su divisioni tra i banchieri centrali.
Il tutto mentre le prospettive di inflazione dell'area euro sono oggi "significativamente inferiori" a quelle che c'erano nelle previsioni economiche di dicembre. Il Consiglio si attende che il caro vita resti "molto basso o negativo nei mesi a venire", per poi "risalire solo più in avanti nel 2016". In questo quadro bisogna "monitorare attentamente i rischi di effetti secondari" della bassa inflazione, ha aggiunto.
Ossia le possibili ricadute sulle dinamiche di salari e attese generali del pubblico.
I trattati europei assegnano alla Bce il compito di garantire "la stabilià dei prezzi". In termini concreti significa avere una inflazione inferiore ma vicina al 2 per cento,. Invece da mesi è a ridosso o sotto zero. E ora l'aspetto più allarmante è l'apparentemente inarrestabile collasso dei prezzi del petrolio.
Draghi ha quindi spiegato che ci sono tre grandi aspetti che il Consiglio prende in considerazione nel valutare l'impatto che ha sul caro vita. "Il primo è la persistenza di questi cambiamenti dei prezzi. E' abbastanza chiaro che se si trattasse solo di una questione di breve periodo guarderemmo oltre, ma non è la nostra esperienza degli ultimi due anni".
Secondo, "guardiamo ai termini della mole: rispetto a dicembre prezzi del petrolio calati del 40 per cento". Infine, "terzo aspetto molto importante per noi, guardiamo agli effetti secondari, in particolare se i bassi prezzi del petrolio si traferiscono ad altri segmenti innescando una spirale ribassista, che per ora non abbiamo visto ma saremo molto vigili. Anche se guardiano all'andamento dei prezzi nel settore non energetico non abbiamo motivi di ottimismo. E allo stesso modo - ha concluso - se guardiamo ai salari non abbiamo ragioni di ottimismo".
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