IL CASO
Droga tra i profughi? «Stupito da Cassani»
Da Exodus lettera a sindaco e prefetto per smentire le voci che circolano in città
«A dire di molti, fanno uso e detengono stupefacenti». Così ha scritto il sindaco Andrea Cassani nella lettera sui profughi inviata settimana scorsa alle cooperative Kb ed Exodus oltre che, per conoscenza, al prefetto Giorgio Zanzi. Una frase pesante come un macigno. Dalla quale prende le distanze in maniera ufficiale Exodus con una missiva di risposta a Palazzo Borghi e, naturalmente, a Villa Recalcati. «Raccolgo con stupore la sua segnalazione», esordisce il responsabile Roberto Ermanno Sartori. «Ad oggi non ho mai registrato in maniera diretta né ricevuto da terzi informazioni su comportamenti illeciti e/o indecorosi da parte delle persone richiedenti asilo ospiti delle nostre strutture». Nulla da segnalare, dunque, nei tre centri di via Mameli (dodici ospiti), di via Caboto (venti) e di via Maroncelli (otto). La convivenza con i richiedenti asilo è basata su regole precise che, se trasgredite, comportano una trafila che può portare fino all’espulsione.
Ma non si è mai arrivati a tanto. Né è mai stato evidenziato, finora, l’utilizzo né tanto meno la vendita di droga. Perché, allora, la cosiddetta vox populi, messa nero su bianco nello scritto del sindaco? Può essere il classico meccanismo di fibrillazione di massa che portò, qualche mese fa, a pensare che al casermone arrivasse una massa di profughi e che portò all’allora fotomontaggio-choc di matrice leghista del barcone al posto dell’aereo di viale Milano? Ad oggi di rifugiati al deposito dell’aeronautica non se ne vedono. Come (forse) nemmeno c’è la droga nelle tasche di chi è ospite delle cooperative. Ma la leggenda popolare si diffonde. E scatena diffidenza, odio, paura. Ecco perché Exodus mette le cose in chiaro, al di là di qualsiasi polemica o di qualunque montaggio ad arte che non serve ad altro se non ad alzare il livello della tensione.
Scrive Sartori rivolgendosi al sindaco: «Le chiediamo di circostanziare in modo più puntuale le segnalazioni dandoci quelle informazioni che le hanno consentito di identificare le persone responsabili degli atteggiamenti descritti come nostri ospiti». Altrimenti non sarà facile affrontare con piglio deciso e con sicurezza di risultati un tema spinoso come quello della gestione dei profughi sulla quale la cooperativa sociale che ha sede in via Mameli ribadisce «massima attenzione» all’insegna «dell’integrazione degli ospiti nella comunità ospitante, agevolando l’apprendimento della lingua, la conoscenza delle regole e dei costumi locali e investendo su figure di prossimità in grado di monitorare le esigenze, le aspettative, le difficoltà e le problematiche presenti sul territorio». Anche così si fa sicurezza.
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