SPORT VINCENTE
Due immigrati di corsa verso il riscatto
Najla si allenerà a Varese insieme al profugo Ernest
VARESE - La sua storia ha commosso un po’ tutti, non solo il mondo dell’atletica. Najla Aqden ,padre libico (ex guardia del corpo di Gheddafi) e madre marocchina, arriva in Italia a undici anni. A quattordici è seconda ai campionati italiani Cadette di cross ma la famiglia si oppone alla sua scelta di praticare sport. Seguono vessazioni dalle quali riesce a uscirne solo quando viene messa in comunità. Comincia una vita nuova per lei, in cui l’atletica diventa sprone e motivo di riscatto. Najla inizia con i 400 ostacoli, allenandosi al campo XXV Aprile di Milano con Aldo Maggi, un’istituzione, un appassionato vero di questo mondo. Viene tesserata per l’Atletica Bracco di Milano e finalmente riesce a rompere il ghiaccio con il mezzofondo. Ora Najla ha deciso di aggregarsi al gruppo di mezzofondo del college dell’Insubria di Varese. «Verrà con noi in agosto a Saint Moritz», annuncia il tecnico Silvano Danzi. «E’ già venuta al campo e posso dire che è un’atleta tutta da scoprire con un’intensità personale elevatissima». Najla, 22 anni, è pronta per entrare nella stagione della sua piena maturazione. La sua è una storia speciale: la dimostrazione che l’atletica in certi casi è in grado di cambiare la vita delle persone. Stessa cosa si può dire di Ernest Nti Johnson, diciannove anni, ospite del centro d’accoglienza di Marzio. Sei mesi fa è arrivato in Italia con i barconi dopo essere sopravvissuto per miracolo. Era in Libia con quattro suoi compagni, ma tre li hanno uccisi. Poi è finito prigioniero di una banda di sfruttatori, quando finalmente si è liberato ha rischiato di salire su uno di quei gommoni che poi si è ribaltato (solo in pochi sono sopravvissuti). Ha preso quello dopo, è arrivato in Italia, orfano di madre e padre, l’hanno portato a Varese, ora è un compagno d’allenamento, un amico e un ragazzo simpaticissimo che si allena con il gruppo del college.
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